L’altra mattina routine solita, caffè radio rassegna stampa sul fare dell’alba e lento pede aprire il calepino spuntando cose fatte e cose da fare, poi poco dopo le 09:00 messaggi che mi arrivavano sul telefono notifiche di un paio di agenzia di stampa su un arresto importante: Matteo Messina Denaro.
Il giorno prima si ricordava l’arresto di Totò Riina, e amici che iniziano a chiamarmi a mo’ di solidarietà - forse in quanto siciliano - per mostrare vicinanza alla notizia di cronaca. Ho vissuto questi anni a fasi alterne, disagio di fondo a pochi momenti dove dovevi obbligatoriamente pensare e credere che si poteva essere vicini ad un punto nodale di un cambiamento.
Nel 2015 curai un volume con le fotografie di Tony Gentile, e lo ammetto per me fu una operazione catartica: rimettere mano ai miei vent’anni e trattare con distacco e spirito critico una narrazione selezionando storie per una restituzione non retorica.
La retorica, sempre detestata e in questi trent’anni quanto ne abbiamo sopportata? Troppa, fino agli ultimi festeggiamenti sul ricordare le stragi perché a me tali sono sembrati. Una pletora di libri pubblicati per l’occasione, concerti dagli esiti incerti manifestazioni e mi fermo qui, ma la notizia dell’altra mattina mi ha fatto pensare ad un testo teatrale di Beckett - drammaturgo inglese del ‘900 - Aspettando Godot.
Il dramma di avere libri che vivono anarchicamente gli spazi in una casa e quindi alla necessità di rileggere alcuni passi, ho fatto prima a tornare in libreria e acquistarne una nuova copia - che poi è sempre uguale, stessa introduzione brillante di Carlo Fruttero (del 1956) - e sono andato a memoria su pagine che ho amato in gioventù. Ho sempre apprezzato il teatro surreale, dell’assurdo, Gogol Beckett Ionesco e via via che la giornata passava e i giorni poi radio tv e giornali giustamente hanno occupato i palinsesti approfondendo la notizia, trent’anni sono molti.
Ma la testa va oltre, e riflettevo su come abbiamo trascorso questo tempo, la Fotografia con testimonianze alte che da cronaca è entrata nella programmazione dei Musei di tutto il mondo (Letizia Battaglia, Nicola Scafidi, Tony Gentile), la letteratura con la saggistica (Attilio Bolzoni, Saverio Lodato, Francesco La Licata, il peraltro direttore di Tp24 Giacomo Di Girolamo e tanti tanti altri) e questi racconti ci hanno aiutato a vivere a capire questo Tempo dell’Assurdo, dove il mondo andava ad una velocità e noi dovevamo difenderci da questa peste che è la mafia e che ha piegato il modo di pensare di larga parte della comunità.
La scuola, meravigliosa, ha svolto un compito impari e non ha mai smesso di formare nuove leve al profumo della normalità, della cittadinanza attiva: non c’è differenza tra uno studente siciliano e uno di un’altra regione se non il contesto che ti nutre, e da noi questo era o è fortemente inquinato.
“Non c’è da meravigliarsi che, uscendo dal teatro, la gente si chieda cosa diavolo ha visto. In casi come questo si finisce sempre per attribuire all’autore un preciso disegno simbolico, e si rigira il testo pezzo per pezzo, battuta per battuta, cercando di ricostruire il puzzle” (dalla prefazione di Aspettando Godot, di Carlo Fruttero)
In trent’anni cambia il mondo, il modo di comunicare e di informarsi e sulle nuove generazioni spesso l’analfabetismo digitale fa danni seri, e c’è la necessità forte di intervenire con la formazione e con la cultura del sapere e del saper discernere, e spesso semplificare ha creato falsi miti. Puoi subire la fascinazione del male attraverso un personaggio di un film di una serie ma devi capire che è finzione e non modello di vita e questa capacità di analisi te la può dare solo la cultura; cultura come dimensione critica (cit.) e dobbiamo oggi avere l’onesta di guardarci dentro e capire che il contesto siamo noi con i nostri comportamenti che devono mutare radicalmente.
Vorrei sentire parlare di friday for future e invece siamo stati impegnati a stare sempre con la testa voltata altrove ma il mondo va avanti e noi qui ad occuparci di una cosa che ai più sembra desueta e invece è stata classe dirigente, politica, abbiamo Aspettato il Godot di turno e oggi ci troviamo il procuratore capo di Palermo che punta il dito contro la borghesia mafiosa (giustamente) e fa male. Ascoltavo una intervista di Nando Dalla Chiesa e della ignoranza militante, ecco non possiamo ancora andare avanti così da troppo tempo siamo fuori dai binari: sarà un mio chiodo fisso ma ci salva e ci salverà la Cultura, che è vero che è a lenta cessione ma non possiamo farne a meno.
Nell’ultima campagna elettorale la voce cultura è stata assente, per la politica - ed è cosa di cui mi danno - semplicemente non è voce da programma e può essere derubricata a cosa minore.
Stanco di citare Bufalino e i suoi maestri, oggi abbiamo la consapevolezza di non essere ad un finale di partita è vero, ma di potercela giocare con mezzi e idee e con la forza dei ragazzi che dopo aver letto e studiato storia contemporanea (dal Maxi processo alle Stragi del ’92) possono essere protagonisti del cambiamento. Quelle fotografie quei libri devono continuare a raccontarcela quella storia, le testimonianze costanti di questi autori sono state alimento per quella dimensione critica che oggi ancora più che mai deve essere presente.
Sono tessere di un puzzle complesso difficile ma a noi la capacità di volerlo finire e poi forse capiremo che Godot in questa pièce eravamo noi.
giuseppe prode
p.s. riascoltate questo brano di Frankie Hi Nrg, è del 1991, lievemente aggiornato sul finale