Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
23/01/2023 06:00:00

  Messina Denaro e il sempre vivo rapporto tra mafia e massoneria in provincia di Trapani

Mafia e massoneria. Un rapporto strettissimo. Un legame antico, soprattutto in provincia di Trapani. Soprattutto nei luoghi di Matteo Messina Denaro, il boss di Castelvetrano arrestato una settimana fa dopo 30 anni di latitanza.


Secondo Teresa Principato, ex procuratrice aggiunta di Palermo, il capomafia durante la latitanza ha potuto contare “su una rete di copertura di carattere massonico che lo ha protetto in tutto il mondo” e in passato “un collaboratore di giustizia massone ha parlato di una loggia coperta costituita proprio da Messina Denaro”. Già prima dell'arresto ne parlavamo su Tp24.


L’ex primula rossa, in effetti, aveva idee rivoluzionarie. Una di queste era che la mafia si pigliasse la politica, a non essere più il braccio armato della politica, come erano diventati i corleonesi. Ma di tornare al passato, un po’ come la intendeva il “principe di Villagrazia”, Stefano Bontade, ucciso da Totò Riina. Di tornare ad avere uomini della mafia nelle stanze dei bottoni, e per farlo serviva essere dentro la massoneria, creando logge massoniche coperte. Instaurando relazioni di alto livello. Messina Denaro aveva capito questo, che bisognava adottare la strategia della sommersione, del silenzio, ma degli affari, cercando di superare quel confine tra “colletti bianchi” e “viddrani”. No, bisogna mescolarsi. E per farlo, appunto, le logge massoniche erano, sono, l’ideale. Una tradizione lunghissima, nel tempo, d’altronde, quella del legame tra massoneria e mafia.

E’ una delle province con più logge massoniche d’Italia, Trapani.
Proprio nel capoluogo, a metà anni 80 scoppia il caso della loggia segreta Iside2, sotto l’insegna del circolo Scontrino. Lì si incontrano uomini delle istituzioni e boss come Mariano Agate, “per comporre interessi mafiosi, politici e imprenditoriali compresi quelli riconducibili ai Messina Denaro”. All’epoca l’ex super latitante era un giovane rampollo della famiglia mafiosa capeggiata dal padre Ciccio Messina Denaro.
Le principali obbedienze massoniche, quelle ufficiali, sono 16 in tutto il territorio. Ma ci sono città, come Castelvetrano, e Campobello di Mazara, che, si è scoperto, negli anni, essere molto “gettonate”.
Logge massoniche ufficiali, e logge coperte, segrete, di cui facevano parte personaggi che avrebbero avuto rapporti con la mafia, o addirittura ne erano organici e avrebbero consentito di estendere la rete di protezione del boss Matteo Messina Denaro.
A Castelvetrano, ad esempio, secondo le informazioni ufficiali ci sarebbero 3 logge, una per ogni “comunione” (Goi, Glri, Gli). Due a Campobello di Mazara, e in una di queste era iscritto, poi sospeso, Alfonso Tumbarello, il medico di base che aveva in cura Andrea Bonafede, il prestanome di Matteo Messina Denaro. Ma le logge massoniche tra Castelvetrano e Campobello potrebbero essere molte di più, tra quelle ufficiali e quelle coperte. Nel 2017, ad esempio, la Commissione antimafia presieduta da Rosy Bindi, ne ha censite 10 solo a Castelvetrano, con riferimento anche alle obbedienze “minori”, di cui almeno “tre sciolte o sospese”.

Nel 2016 aveva suscitato clamore il caso Castelvetrano, cioè i 4 assessori in carica su 5, e i 7 consiglieri su 30, iscritti alle logge massoniche, tutto legittimamente, sia chiaro. Ma è un rapporto molto singolare in un territorio in cui i legami tra mafia, massoneria e politica sono sempre stati molto stretti. La prefettura di Trapani segnalava, però, che gli elenchi ufficiali degli iscritti erano “incompleti per difetto”, e non era possibile ottenere una “descrizione d’insieme del fenomeno”. Secondo la commissione Bindi nel 2017 c’erano 198 logge in tutta Italia, e a Castelvetrano c’era la più grande concentrazione di logge massoniche in rapporto alla popolazione. In quegli anni la commissione sentì il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, Stefano Bisi, al quale è stato chiesto cosa stesse facendo la massoneria per impedire che Castelvetrano restasse il luogo che protegge la latitanza di Matteo Messina Denaro. “I fratelli che fanno parte di quella loggia non coprono certo la latitanza di questo super ricercato e darebbero la vita perchè venisse catturato, come darebbe la vita lei. Tuttavia devo dire che potrei ribaltare la domanda: che fanno i partiti lì presenti e che lei rappresenta?” risposte Bisi.

Logge segrete, logge ufficiali con uomini vicini alla famiglia mafiosa Messina Denaro all’interno. Quali siano i nomi che legano Messina Denaro alla massoneria della provincia di Trapani lo vedremo domani.