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01/02/2023 06:00:00

Le identità false di Messina Denaro e quelle carte rubate al Comune di Trapani

Sono quelle rubate al Comune di Trapani le carte d’identità false trovate nel covo di Matteo Messina Denaro? Gli investigatori cercano di vederci chiaro, e seguono anche questa pista per ricostruire gli ultimi anni di latitanza del boss e la rete di fiancheggiatori.


Nel covo di vicolo San Vito, l’ultimo utilizzato da Messina Denaro, sono state trovate cinque carte d’identità false durante una delle perquisizioni di questi giorni. Messina Denaro andava in giro negli ultimi due anni con la carta d’identità di Andrea Bonafede, il geometra di Campobello, ritenuto prestanome del boss anche per le questioni mediche.


Si indaga, però, sulla provenienza di questi 5 documenti di identità falsi. E tra le ipotesi c’è quella che potrebbero arrivare da due diversi furti ai danni del Comune di Trapani, uno messo a segno nel 2015, l’altro nel 2018.

I due episodi, ritenuti finora di criminalità comune, potrebbero assumere una connotazione totalmente diversa. Le carte rubate erano tutte in bianco. Secondo gli investigatori sarebbero state poi compilate con le generalità dei 5 campobellesi. Al documento sarebbero stati aggiunti la foto di Messina Denaro -nel covo c'erano diverse foto tessera - e il timbro del Comune di Campobello. Un procedimento complesso sul quale i pm cercano di far luce e che difficilmente il boss avrebbe potuto realizzare senza le complicità di altri.

 

 

 

C’è da dire che per il furto del 2018, sono state già arrestate tre persone, e la refurtiva è stata trovata poche ore dopo il colpo.
La notte del 18 gennaio 2018, infatti, alcune persone entrano negli uffici del Comune di Trapani, in Largo San Francesco, riescono a portare via la cassaforte. Un furto mirato, i ladri sapevano dove si trovasse. All’interno trovano documenti, soldi, e carte d’identità bianche. Cioè non compilate, né timbrate.

Poche ore dopo vengono fermate 3 persone nei pressi di Piazzetta Catito, davanti un’abitazione diroccata, a bordo di un autovettura sulla quale veniva rinvenuta parte della refurtiva contenuta nella cassaforte: soldi pari a euro 3.065 in banconote di vario taglio ed euro 415.95 in monete contanti nonché documenti chiaramente appartenenti al Comune di Trapani e pacchi di carte di identità ancora confezionati.
Le operazioni di perquisizione, che venivano estese presso l’abitazione abbandonata, consentivano ai militari di rinvenire la cassaforte divelta priva del suo contenuto. I tre sono stati prima denunciati, poi, qualche mese dopo arrestati.

E’, quindi, improbabile che le carte d’identità provenissero da quel colpo, visto che poche ore dopo sono stati trovati pacchi di carte d’identità integri. A meno che non ci siano state altre confezioni. Per quel furto, nell’aprile del 2018, sono scattate misure cautelari per Pietro Lipari, ericino classe 83, già con precedenti di polizia, colpito dalla misura cautelare degli arresti domiciliari presso la propria abitazione; Ignazio Salerno, trapanese classe 1961, senza fissa dimora, con precedenti di polizia, colpito dalla misura cautelare della custodia in carcere; Danilo Sansica, ericino classe 99, gravato da precedenti di polizia, colpito dalla misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di Trapani.

Nessuno dei tre è legato alla criminalità organizzata. 
Non sarebbero noti invece gli autori del furto del 2015 che avvenne nella delegazione municipale di Borgo Madonna, in via Giuseppe Polizzi. I ladri entrarono in azione di notte forzando la porta d'ingresso dell'edificio e portando via tessere di identità in bianco e alcune migliaia di euro.

Quella delle carte d'identità rubate è l'ultima pista investigativa seguita dagli inquirenti che stanno cercando di ricostruire la latitanza del capomafia.