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12/02/2023 06:00:00

Scegliere la Sicilia ed il Sud, con responsabilità 

 Lunedì scorso, ho fatto un viaggio in Sicilia.

E’ la nuova qual è? Che l’ho fatto a Roma, comodamente seduto davanti a dieci bicchieri di vino, e mi raccontavano un’altra Sicilia.

Questo giornale ospita, commenti, fondi (e incredibilmente chi vi scrive ...)  e mi ha colpito - qualche giorno addietro - la giusta rivendicazione di un ragazzo che per filo e per segno argomentava su queste pagine di come dobbiamo cambiare paradigma di narrazione della nostra terra, vista la cronaca recente. Con lui una breve telefonata poi, e da quel momento mi arrovello la testa su come possiamo tutti (nessuno si chiami fuori) scrivere pagine diverse.

Servono il primo bicchiere, avevo vent’anni - un 1985 l’annata - una sala con circa cento persone e a parte il tavolo dove raccontavano cosa avremmo bevuto il resto continentali, e per tutti e dieci i bicchieri a quel punto mi sono concentrato sui loro sguardi sullo stupore dei volti.

Trentotto anni addietro una prestigiosa casa vinicola faceva una scommessa su “una Sicilia che guardava al futuro” - parallelamente il pool a Palermo istruiva il Maxi processo era quel tempo lì - e c’è stata una classe dirigente imprenditoriale che lavorò a testa bassa per storie diverse. Di lì a poco furono in molti a seguire quel racconto, e la Sicilia mise in moto meccanismi endogeni e allora si ricordò di avere un fotografo della Magnum photos (Ferdinando Scianna, lui primo italiano entrato in quel tempio laico fondato da Henri Cartier Bresson Robert Capa e altri) che a suo modo mise in fotografia questo voltare pagina.

Ma abbiamo sempre viaggiato in modo asincrono: la cronaca nera, e la vita normale che scorreva e spesso andava oltre come visione di azione rispetto anche al contesto nazionale (resta un fatto documentato che la Sicilia per prima abbia iniziato a raccontare il territorio e il vino con maestri assoluti della fotografia. Un po’ come quando il mondo della moda si affidò a Bruce Webber per fare un esempio). La degustazione scorre - servono il 2008 - il terroir i profumi primari all’unghia il colore del vino delle varie annate nuance olfattive di cardamomo tabacco frutti di bosco e io guardo sempre loro i miei vicini che prendono appunti, felici di questo viaggio nella mia/nostra Sicilia, e chi scrive emozionato per mille ragioni e ricordo a me stesso che allora si può fare.

Essere stato lì lunedì scorso a questa degustazione orizzontale, con ostinata caparbietà dice che il bicchiere è mezzo pieno sempre, e l’aver toccato con mano che il LAVORO di queste persone in un lasso di tempo di quasi quarant’anni non ha minimamente spostato la bussola del loro agire deve essere da esempio per noi tutti. In quella scommessa enoica, in quel cambio di passo e di visione a mio avviso c’è la poesia di Ignazio Buttitta di Nino de Vita, la fotografia di Sellerio Scianna Leone, le pagine di Sciascia le cento Sicilie di Bufalino le invenzioni di Consolo la nuova lingua di Camilleri, c’è la nostra cultura quella del secolo breve avrebbe detto Hobsbawm, e c’è anche tutto il contrario di ciò che siamo e che forse è la nostra damnatio ma oggi (in verità da tempo) non abbiamo più scuse per assumerci sulle spalle la normalità del vivere.

In quella sala, si parlava di un progetto culturale messo in piedi da una azienda: ma l’azienda pensa ai numeri ai bilanci a come vendere il prodotto, giusto? Invece no, il cambio di passo passa obbligatoriamente per la cultura del fare, passa per saper riconoscere che agisci e operi in un territorio dove tu sei ospite e ligi all’articolo 9 della Costituzione che

“…Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.”…

hanno lavorato per le future generazioni anticipando la riforma dello stesso articolo in questione, trattando con delicatezza quei luoghi di lavoro di visione, preservandoli. E’ cambiato la narrazione, oggi sono in molto a farlo e non era scontato.

Dobbiamo uscire da quel labirinto in cui ci siamo persi per lungo tempo, che sia Borges prima e Giacomo Di Girolamo a ricordarcelo. Da tempo c’è la nouvelle vague di ragazzi che rispettano la terra e producono vini secondo natura e vanno in giro per il mondo, e c’è chi riesce a raccontare tra i laghi della Finlandia il profumo della posidonia emozionando un pubblico commosso: diamo una definizione a tutto questo. Rispetto della terra e capacità di farne economia e lavoro.

C’è tantissimo da fare, lunedì scorso non ho visto un’altra Sicilia, ma la mia terra che al cospetto di molti entusiasma con la forza del lavoro, del sacrificio del crederci nonostante tutto.

Le luci si riabbassano, un mese quasi è trascorso dall’arresto di un mafioso, ma non dobbiamo riaccendere i riflettori, no. Dobbiamo semplicemente raccontare la nostra storia che sia di lavoro, di letteratura di comunità, dobbiamo avere la capacità di andare oltre l’oleografia e riuscire ad essere coerenti e contemporanei - al bando i prodotti tipici e degustazioni varie - scusatemi la provocazione. Rialzarsi e andare incontro al cambiamento come nel Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, tutti insieme, tutti uniti e non è retorica.

Scegliere il Sud è altro, è un modo di porsi dove l’Etica è il nord della nostra bussola interiore e a noi la capacità di raccontare con ostinazione che si può fare, vero Filippo? Ci sono tutte le condizioni ormai, basta tatuarsi la parola RESPONSABILITA’ nei nostri progetti nelle nostre azioni quotidiane. Non dobbiamo lavorare per il futuro, ma rifondare l’oggi per avere una visione poi

giuseppe prode

un grazie doveroso a Maria Elena Bello, che con un invito ad una degustazione, mi ha fatto rivivere i miei vent’anni e non solo