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13/02/2023 13:00:00

La Madonna degli Angeli nella chiesa del Crocifisso a Salemi

L’arte, nella sua accezione più ampia, è l’elemento più nobile ma anche più profondo dell’animo umano. Attraverso di essa l’uomo si nobilita ed esprime quanto di più spirituale si annida in lui. Non occorre essere “affermati” perché ogni uomo possa esprimere se stesso e purificarsi con e nelle bellezze naturali e/o il frutto della propria genialità.

Un popolo, una città che possiede delle opere, deve conoscerle e custodirle come un dono prezioso da contemplare e da mostrare a un pubblico più ampio.

Salemi, città non moderna, ha un patrimonio inestimabile di opere d’arte lasciate dai tanti scultori, pittori, scrittori, poeti, architetti, artisti in genere. Conoscerli o, quando è possibile, correggere alcune distorsioni che si sono create nel tempo, è compito di tutti, in particolare dello storico.

Ed è quello che è stato fatto dall’amico storico castelvetranese Vincenzo Napoli, portando alla luce l’autore di due quadri che si trovano uno nelle Chiesa Madre della sua città e uno nella Chiesa del Crocifisso a Salemi (l’articolo è stato pubblicato recentemente dallo storico d’arte Sergio Alcamo nel sito).
Mi soffermo sul quadro, non particolarmente eccezionale ma interessante, di Salemi: quello della “Madonna degli Angeli” (4 metri circa per 3) che si trova sopra l’altare maggiore della Chiesa detta anche del Crocifisso. Fu officiata dai frati francescani Riformati (detti anche Zoccolanti perché portavano gli zoccoli) che arrivarono in città nel 1622 (o 1623 come vuole il Pirri). Occuparono l’antichissima chiesa dedicata, a ponente, ai Santi martiri Vito, Modesto e Crescenzia. Nel 1631, tre anni dopo l’avvio dei lavori, entrarono nel nuovo convento.

La chiesa, di media grandezza è a unica navata. La tribuna o cappellone centrale appartiene alla famiglia Cappasanta e Perollo, che commissionò il quadro dell’altare maggiore (cfr. gli stemmi sul quadro, in basso). Di recente è emerso così che l’opera fu dipinta nel 1657 da Gabriele Cabrera e Cardona (e non da Giuseppe Palermo o Salerno, palermitano, come erroneamente attribuito), nativo di Naro (AG) (le due famiglie Cabrera e Cardona, in origine Conti, nel XIV secolo erano oriundi dalla Catalogna). Il Cabrera si presume debba essere stato un ”eclettico artista vernacolare” nella seconda metà del secolo XVII. L’arrivo a Salemi del pittore si deve probabilmente alla presenza del concittadino Fra Bernardino da Naro fin dal 1639 o forse all’attività svolta nella cittadina belicina.

Una tela, infatti, dello stesso autore, dipinta nel 1656, si trova a Castelvetrano (chiesa Madre Santa Maria Assunta) nella Cappella dei Calzolai e raffigura i Santi Crispino e Crispiniano. L’artista nel 1640 aveva affrescato anche l’unico altare della chiesa di Santa Maria della Scala, a un km da Militello in Val di Catania, oggi distrutto (Maria Antonietta Spadaro, Luigi Sarullo, Dizionario degli artisti siciliani, Editore Novecento 1993, vol. II, pag. 61). Dello stesso autore, datata 1666, è una statua di cartapesta, “Consegna delle chiavi a S. Pietro”, ideata per la chiesa di San Pietro a Trungali di Galati Mamertino (ME), oggi distrutta. La statua è conservata attualmente nella chiesa del Rosario.
Si è arrivati al nome completo dell’autore del quadro sovrapponendo la firma e confrontandola con gli spezzoni delle altre tre firme apposte nelle opere citate.

Ritornando al quadro della Madonna degli Angeli vediamo due ampiezze, una superiore celeste e quella inferiore terrena. In alto, al centro, lo Spirito Santo, sotto forma di colomba. Più sotto, a destra, il Cristo glorioso con accanto il mondo e due figure, una maschile e una femminile (non meglio individuate); a sinistra la Madonna incoronata Regina. Inginocchiato, davanti alla Madonna, S. Francesco d’Assisi sorretto da due angeli che rende omaggio alla Madre di Dio. Lo Spirito Santo, Maria, Gesù e S. Francesco sono attorniati da una miriade di angeli e cherubini che fanno loro corona.

Più sotto, sul lato destro, sono raffigurati i santi francescani. In piedi: Sant’Antonio di Padova con un giglio nella mano destra e la Bibbia nella sinistra, Santa Chiara d’Assisi con l’ostensorio in mano, San Bernardino da Siena con la scritta JHS e probabilmente il cardinale Cristoforo Numai da Forlì, che fu Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori Osservanti tra il 1517 e il 1518, appoggiato alla balaustra. Sul lato sinistro Santa Maria Maddalena con in mano l’ampolla dell’unguento; sullo sfondo un paesaggio e un castello medievale.

Nel fare una valutazione l’Alcamo afferma: «Il pittore parrebbe ben riconoscibile per alcuni tratti peculiari e per elementi che continuamente ritornano nei suoi quadri, primo tra tutti l’attenzione data al colore, sempre acceso e squillante, e dall’altro agli effetti della luce, che colpendo le superfici di tessuti e gioielli ne rivelano la consistenza materica: ed ecco che si può quasi avvertire la morbidezza dei velluti, la leggerezza delle sete o la ruvidità delle lane, il rilievo di pizzi e merletti e percepire la preziosità di ori, argenti e persino lo scintillio delle pietre preziose. Gli abiti “alla spagnola” risentono evidentemente della moda del tempo e di quella del committente. I volti dei personaggi sono resi con una certa naturalezza e grazia di gusto ancora tardo-manierista così come le pose sinuose e cadenzate. Evidente poi è la generale tendenza al teatrale e al magniloquente: il testo figurativo è come inquadrato da quinte scenografiche – che possono essere naturalistiche o architettoniche – e i protagonisti sono come disposti su un proscenio».

Salvatore Agueci