Durante il periodo più duro della pandemia, al carcere Pagliarelli di Palermo erano state sospese le visite. A causa dell’emergenza Covid, in alternativa, era stata concessa la possibilità di una telefonata al giorno per parlare con familiari e avvocati. Finita l’emergenza, la struttura carceraria, già dal 16 dicembre scorso, aveva comunicato il ritorno alla normalità, ovvero la ripresa delle visite in presenza ed un colloquio telefonico a settimana.
A fine gennaio scorso però è stata fatta una petizione, firmata da 793 detenuti, inviata tramite l’avvocato Vito Daniele Cimiotta, alla direzione del carcere e al Dap, ma anche al Tribunale di sorveglianza di Palermo, alla Commissione giustizia della Camera, all’associazione Antigone e al professore Giovanni Fiandaca, garante regionale per i diritti dei detenuti. In questa istanza il legale aveva chiesto di revocare l’avviso del 16 dicembre con effetto immediato “al fine di consentire a tutti i detenuti di avere contatti più frequenti, anche se telefonici, con i propri familiari e legali”.
Il 15 febbraio è arrivata la risposta del professore Fiandaca, che ha comunicato all’avvocato Cimiotta di aver sollecitato più volte la direttrice del Pagliarelli sollecitandola a “prendere in considerazione nel modo più comprensivo possibile, quanto richiesto dalla maggioranza della popolazione carceraria”.
“Da quel che ho compreso – ha aggiunto Fiandaca – in linea tendenziale si è favorevoli a consentire un numero di telefonate maggiore di quello regolamentare, tenendo anche conto delle motivazioni che nei casi concreti i detenuti interessati addurranno a giustificazione del loro contingente bisogno di contatti telefonici; ma non si potrà perpetuare il regime eccezionale delle telefonate giornaliere, una volta che occorre ritornare a un regime di normalità. Non è escluso che in proposito saranno date indicazioni anche da parte del DAP”.
Egidio Morici