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22/02/2023 13:40:00

Treno della Memoria. Diario di viaggio / 5. Il campo di concentramento di Auschwitz

In questa quinta tappa del nostro diario di viaggio del Treno della Memoria 2023 siamo stati al Campo di Concentramento di Auschwitz-Birkenau. Possiamo forse definirla la giornata più forte sul piano delle emozioni e dei contenuti. Costruito nel 1940 il campo di concentramento di Auschwitz oggi è anche un museo.

Terribili i numeri di questo campo della morte che conta più di un milione di prigionieri uccisi. Scegliere quali parole potere utilizzare per descrivere questi luoghi e questa esperienza è davvero difficile. Sui libri di storia, nei film e in tutti i contributi che la letteratura e l'arte ci hanno fornito negli anni, abbiamo trovato tutto ciò che ci serviva per poter raccontare cosa è stata questa mostruosità inumana: una macchina di tortura letale in cui i sopravvissuti sono stati davvero pochissimi, soprattutto in proporzione al numero di ingressi e di morti al suo interno. Visitando questi posti ed entrando nelle prigioni, nelle baracche, nelle camere a gas, calpestando il fango di alcune parti del campo con il freddo e la fatica di attraversarlo tutto, le parole forse servono a poco. Visitando Auschtwitz è possibile incidere nella propria memoria, gli eventi drammatici della Shoah e farne impegno civile per il presente, affinché ciò che è accaduto non si ripeta. È questa la grande forza del treno della memoria a cui siamo infinitamente grati per l'esperienza.

Come in tutte le pagine del nostro diario di viaggio, anche in questo articolo troverete un video con delle interviste ai nostri ragazzi e dei momenti salienti della giornata di ieri. Questa pagina di racconto e tutte quelle dei giorni scorsi, sono state un nostro piccolo contributo per arricchire questa esperienza straordinaria e condividerla con tutti voi che ci seguite da lontano. Forse la cosa che più ci portiamo dentro dai campi di concentramento che abbiamo visitato oggi, è stato il fatto che ciascuno di noi ha ricordato un prigioniero o una prigioniera. Un nome, un volto, uno sguardo che abbiamo trovato nelle tantissime foto presenti all'interno di una delle baracche del campo. Li abbiamo ricordati nel raduno finale di questa giornata dicendo il loro nome accompagnato dalla frase "io ti ricordo". Li porteremo nel cuore per molto tempo, nel silenzio della nostra memoria che deve diventare azione rumorosa ed efficace nel nostro tempo, nella nostra società, nella nostra vita. 

 

Roberto Valenti