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22/02/2023 21:30:00

Un anno di guerra tra Russia e Ucraina

 Un anno fa. Al netto delle ragioni storiche, perché se è vero che gli accordi di Minsk sono stati disattesi da tutti, tutti, dopo che fu 'regalata la Crimea' allo zar, giova ricordare il memorandum Budapest, la carestia dell'Holomodor ritenuta un crimine contro l'umanità da parte del Parlamento europeo, la Russia di Kiev, terminando alla cultura Cucuteni-Trypillia.

Era l'autunno scorso quando Vladimir Putin annunciò l'integrazione alla Federazione russa delle regioni ucraine di Kherson e Zaporizhzhia, e delle autoproclamate repubbliche di Lugansk e Donetsk, con toni esaltanti: "Il popolo ha fatto la sua scelta, una scelta netta, oggi firmiamo l’accordo" dopo i referendum che si erano tenuti nel Donbass in Ucraina. Un referendum non riconosciuto da nessun altro stato, condannato dalla comunità internazionale -anche dalla Cina-, e durante il quale le autorità di Kiev hanno denunciato diverse violazioni.

Prima del 24 febbraio aveva invaso la nazione di Gogol. È indubbio che la resistenza ucraina ha sorpreso tutti da Putin allo stesso Biden, in visita nei giorni scorsi a Kiev, che infatti propose l'evacuazione a Zelensky che rispose "non voglio un passaggio ma armi per difendermi". Nei successivi mesi abbiamo assistito al massacro abominevole con le fosse comuni di Bucha, la battaglia di Mariupol con il bombardamento all'ospedale, idem a Mykolaiv con bombe a grappolo sull'ospedale pediatrico.

La propaganda lavora incessantemente, quella russa ha individuato nell'Italia l'anello debole del fronte occidentale, lo conferma la posizione di appartenenti dell'intellighenzia nostrana favorevole agli ex sovietici oppure le imbarazzanti affermazioni di Berlusconi: "Ho riallacciato i rapporti con Putin, mi ha regalato 20 bottiglie di vodka e un biglietto dolcissimo" e le magliette con l'effigie dello 'zar' indossate da Salvini. Dopo un anno non si hanno certezze, se non denunciare che sia offensivo pensare che gli ucraini combattino una guerra per procura ed evidenziare che gli stessi 'preferiscono' la morte alla sudditanza a Mosca.

Vittorio Alfieri