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27/02/2023 06:00:00

  Il nuovo superbonus? Un affare per ricchi. E ci potrebbero essere ancora modifiche

 Se prima c’era qualche riserva, adesso, non ci sono dubbi. Il nuovo superbonus per gli interventi, dopo le modifiche del Governo di Giorgia Meloni, è un affare per ricchi.


Una misura, in sostanza, che favorisce solo chi ha un reddito alto, chi si può permettere di affrontare costi e gli conviene scaricare in dichiarazione dei redditi l’agevolazione fiscale.
Insomma, il superbonus doveva andare incontro anche a chi non poteva permettersi una ristrutturazione ecosostenibile e la messa in sicurezza antisismica della propria casa. Invece così per come è cambiato fa gola a chi ha importanti capacità reddituali.

Nei giorni scorsi il governo Meloni ha varato il decreto sui bonus edilizi che ha interrotto dal 16 febbraio la possibilità di effettuare sconti in fattura da parte delle imprese e la cessione dei crediti per i lavori non ancora iniziati, o comunque per i lavori per i quali non è stata presentata la Cilas.

In questi giorni le diverse associazioni di categoria hanno protestato per una decisione che rischia di mandare di far perdere posti di lavoro e mandare in bancarotta imprese che hanno puntato molto sui bonus edilizi. Al di là dello stop alle nuove cessioni dei crediti e agli sconti in fattura c’è il nodo sui crediti incagliati da sciogliere, si calcola in 15 miliardi di euro il totale dei crediti da sbloccare per garantire liquidità alle imprese e liberare dalle sabbie mobili committenti.
Adesso sembra che altre, nuove, ennesime modifiche arriveranno per un’ennesima, seppur parziale, marcia indietro dell’Esecutivo.

Molto probabilmente ci sarò un’ulteriore correzione. La modifica più rilevante, sulla quale si stanno già confrontando il governo e il Parlamento, riguarda la possibilità di “riaprire” il termine per poter effettuare lavori con la cessione del credito alle imprese. Confedilizia ha chiesto che la proroga arrivi almeno fino alla fine di aprile. Più probabilmente il termine potrebbe essere allungato di 30-45 giorni.
Ma c’è un nodo tecnico da sciogliere. Il decreto del governo sarà convertito in legge soltanto entro la fine del mese di aprile. Per spostare il termine del 16 febbraio per le cessioni del credito servirebbe dunque, un altro decreto legge. Oppure, in alternativa, il governo dovrebbe prendere un impegno politico forte in grado di rassicurare il mercato che l’allungamento del termine sarà approvato e blindato con un emendamento al decreto in Parlamento.

Dopo il decreto del governo molti sono stati i commenti, di condanna e di approvazione, sulla misura.
Tra gli ultimi interventi quelli dell’ex ministro Elsa Fornero che su La Stampa definisce i bonus edilizi non sostenibili, cosa che potrebbe “dare ragione allo stop che ne ha decretato il governo, se lo stop fosse stato gestito in modo avveduto, cosa che non è però avvenuta, rendendo quasi inevitabile un rinnovo e, per conseguenza, un ennesimo dietrofront”.

 

Per la Fornero che “il superbonus non fosse sostenibile era evidente fin dall’inizio”. Insostenibile per diversi motivi: “non solo per la sua temporaneità, gare di velocità per arrivare primi, congestioni nel settore e forti aumenti dei prezzi delle forniture e dei servizi e pressioni per un rinnovo da parte di quelli che non ce l’hanno fatta al primo turno, famiglie escluse, imprese legittimate da investimenti fatti contando su eguali agevolazioni in futuro, lavoratori che comprensibilmente vorrebbero la continuità dell’occupazione. Insostenibile anche per la generosità dello sconto: perchè il 110%? Non bastava coprire il costo dell’efficientamento energetico? Per l’insufficienza dei controlli, che ha favorito abusi e truffa”. E poi, soprattutto, per il "favore" ai benestanti-ricchi che ne hanno usufruito più dei poveri, in una redistribuzione perversa della ricchezza. E’ stata per la Fornero un impatto sulla finanza pubblica. Si parla di ritorni economici, ma “sono sottostimati, in misura incerta” inoltre “non è detto che non sarebbero stati superiori se le risorse pubbliche fossero state investite altrove, in attività magari con maggior effetto propulsivo a lungo periodo ome infrastrutture pubbliche”. E’ adesso al vaglio l’ennesima modifica. E per la Fornero “è difficile pensare che ne uscirà una legge capace di risolvere in maniera equilibrata sia il problema degli incagli, sia quello di una graduale e credibile uscita dal superbonus”.