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05/03/2023 18:10:00

Condanna per bancarotta fraudolenta per la marsalese Rossana Giacalone

 C’è anche la 63enne marsalese Rossana Giacalone tra i quattro condannati dal Tribunale di Patti (Me) nel processo per bancarotta fraudolenta scaturito dal fallimento della Caleca Italia, società che fino ad alcuni anni fa ha operato nel settore della produzione e commercializzazione delle ceramiche. L’inchiesta fu avviata dalla guardia di finanza nel 2015.

I principali imputati, l’imprenditore Gaetano Caleca e la moglie Rossana Giacalone (ex pallavolista e attuale consigliere regionale della Fipav) sono stati condannati alla pena più alta: cinque anni di carcere. Ad emettere la sentenza è stato il collegio giudicante presieduto da Mario Giuseppe Samperi (giudici a latere Marialuisa Gullino ed Edoardo Zantedeschi). Per Caleca e la Giacalone, oltre alla pena detentiva, anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, il pagamento delle spese processuali e il risarcimento del danno, da liquidarsi in sede civile, alla curatela fallimentare, costituitasi parte civile. Caleca e Giacalone rispondevano nelle rispettive qualità di amministratore di fatto, il primo, e amministratore unico e liquidatore, la seconda, dell’impresa “Ceramiche del Tirreno srl”, ex “Caleca Italia”. Tra le contestazioni, l’affitto di un ramo d’azienda, ad un canone annuo ritenuto non congruo, all’impresa “Majolica Italiana”, di cui Maria Giuseppa Scarpulla era amministratore unico e Rolando Bencini dipendente e procuratore speciale.

Questi ultimi due imputati sono stati condannati entrambi a due anni di reclusione (pena sospesa). Caleca e Giacalone erano, inoltre, accusati in concorso anche di altre ipotesi di distrazione di beni societari, aggravate secondo l’accusa, dall’aver causato il fallimento delle società. Per l’imputazione di falso in bilancio è arrivata, invece, l’assoluzione dei due imprenditori perché “il fatto non sussiste”, mentre si è prescritta un’ulteriore ipotesi di reato di distrazione di somme a favore del Caleca. Nel 2015 l’inchiesta, coordinata dalla Procura di Patti e condotta dalla guardia di finanza della Tenenza di Patti, portò all’esecuzione delle misure interdittive del divieto per un anno d’esercizio di attività d’impresa per Caleca e la moglie.