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12/03/2023 09:22:00

Marsala. False indennità di disoccupazione. Chiesta la condanna per 39 persone

Trentanove richieste di condanna e due assoluzioni (una per morte dell’imputato) sono state invocate dal pm Roberto Piscitello nel processo a 41 persone imputate, davanti il Tribunale di Marsala, per truffa aggravata all’Inps e falso ideologico. Il processo è il “Di Dia Giovanni + 40”. Le pene invocate vanno da un minimo di quattro mesi di reclusione a un massimo di quattro anni. Per l’accusa sarebbero state carte false allo scopo di incassare “indennità di disoccupazione” non dovute a “falsi” operai.

Nel corso del processo, è stato un maresciallo dei carabinieri del nucleo in seno all’Ispettorato del lavoro di Trapani a spiegare i dettagli dell’indagine. “Su due cantieri che risultavano sulla carta – ha detto il maresciallo Lombardo rispondendo alle domande del pm - non abbiamo trovato nessuno. Un cantiere doveva essere in via Itria, a Marsala, e l’altro alla cantina sociale di Rilievo, a Trapani. Inoltre, risultava chiusa da tempo, in corso Gramsci, a Marsala, la sede dell’impresa. Ai numeri civici 128 e 130 c’erano due saracinesche chiuse e si vedeva chiaramente che non venivano aperte da diverso tempo. Poi, la sede è stata spostata a Partinico. Abbiamo controllato anche li, ma anche a Partinico abbiamo trovato chiuso. Dalle carte, inoltre, emerge che al massimo sono stati pagati due operai... Abbiamo dato alla Agema la possibilità di fornire spiegazioni e giustificazioni, ma non abbiamo avuto alcuna risposta”. Secondo l’accusa, l’ammontare della truffa all’Inps sfiora i 270 mila euro.

Imputati sono alcuni imprenditori e loro dipendenti, almeno sulla carta, che in concorso avrebbero chiesto e ottenuto indennità di disoccupazione, per l’accusa non dovute, tra 600 e 12 mila euro ciascuno. Gli imprenditori sotto processo sono il marsalese Giovanni Di Dia, per il quale il pm Piscitello ha invocato quattro anni di carcere, il partinicese Salvatore Leggio e Giuseppe Romualdo Bonafede, marsalese, ma residente a Trappeto. Per Leggio e Bonafede sono stati chiesti 3 anni e 10 mesi. I tre sono imputati anche per associazione per delinquere. Per tutti gli altri, i presunti falsi operai, pene da 3 anni e mezzo a scalare fino a 4 mesi. Il pm ha invocato l’assoluzione soltanto per Carlo Casano e per un altro imputato in quanto deceduto. La vicenda ruota attorno all’impresa edile “AGEMA srl” di Marsala, di cui Di Dia è stato amministratore unico dal 30 gennaio 2014 al 30 luglio 2015, mentre Leggio ha ricoperto analoga carica dal 31 luglio 2015 in poi. Bonafede, invece, dell’Agema sarebbe stato responsabile pro-tempore. Secondo l’accusa, i tre si sarebbero associati allo scopo di truffare l’Inps, stipulando con i “falsi operai” contratti per “false assunzioni”, per poi interrompere i rapporti con “falsi licenziamenti”. Ciò al fine di fare incassare a 43 marsalesi “indennità di disoccupazione”: da circa 600 ad oltre 12 mila euro a testa. I fatti contestati sono relativi al periodo tra il 2014 e il 2016.

I “falsi operai” imputati (cinque, davanti al gup, hanno preferito patteggiare la pena) sono Antonio Natale Bonventre, Andrea Brugnone, Maurizio Barraco, Domenico Francesco Accardi, Antonino Massimo Accardi, Claudio Acunzo, Luca Vito Crimi, Antonino Massimo Crimi, Carlo Casano, Vito Di Dia, Pietro Giuseppe Demma, Roberto Denaro, Luigi Firenze, Francesco Giacalone, Francesco Gerardi, Antonino Laudicina, Pasquale Umile, Alex Mancini, Giovanni Angileri, Salvatore Pellegrino, Alexandra Elena Predea, romena residente a Marsala, Vincenzo Parisi, Paolo Rallo, Vincenzo Antonino Rallo, Bernardo Sata, Santo Settimo Tumbarello, Fausto Omar Teri, Alessandro Antonino Trombino, Alessandro Testa, Giuseppe Titone, mazarese, Gaetano Zizzo, Francesco Chirco, Pietro Bellissimo, Angelo Giacalone, Alberto Giacalone, Girolamo Scalia e Nicolò Titone. Tra gli avvocati difensori, Gianpaolo Agate, Francesco Moceri, Vito Cimiotta, Duilio Piccione, Alessandro Casano, Vincenzo Sammartano, Giacomo Frazzitta, Stefano e Gabriele Pellegrino, Giovanni Galfano, Massimiliano Tranchida, Edoardo Alagna, Silvia Di Girolamo, Salvatore Fratelli, Leo Genna, Gaetano Di Bartolo, Walter Renda, Giacomo Pipitone, Graziella Rallo, Francesca Lombardo e Francesca Frusteri. Le arringhe difensive si dovrebbero concludere nell’udienza del 20 aprile.