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24/03/2023 06:00:00

Mazara, la casa demolita prima dello sfratto. Parlano i proprietari: “Vogliamo giustizia”. Video

“Hanno conservato solo la Madonna, era nella camera delle mie figlie. Per il resto hanno demolito tutto. Ma ora voglio giustizia. Voglio la mia casa”.

Un mix di rabbia, delusione, ma soprattutto determinazione nel non lasciarla vinta a prepotenti e delinquenti. E’ quello che prova il proprietario della casa demolita il giorno prima dello sgombero da chi la occupava abusivamente da 30 anni e che non aveva onorato l’impegno di comprare l’immobile.

La storia che arriva da Mazara del Vallo l’abbiamo raccontata ieri.

E’ il 1992. Alberto Licatini, pescatore, ha una casa costruita con la fatica dei mesi trascorsi imbarcato sui pescherecci di Mazara. Una casa in periferia, in cui la moglie con i figl vivono spesso soli, perchè il marito imbarcato. Preferiscono trasferirsi in una zona più frequentata, per stare più sereni. Decidono allora di vendere l’immobile. Si fa avanti una famiglia, con la quale viene stipulato un preliminare di vendita di 90 milioni delle vecchie lire. Un compromesso che non viene rispettato, gli acquirenti non pagano, l’affare non si concretizza. Però dopo il compromesso, come accade spesso dalle nostre parti, la famiglia che avrebbe dovuto comprare la casa inizia a viverci. Alle richieste di onorare l’impegno da parte della famiglia Licatini gli occupanti tergiversano, prendono scuse, emettono cambiali scoperte. Chi si è impegnato a comprare la casa muore, subentra il figlio. La storia non cambia, anzi, peggiora. Alle richieste di lasciare la casa o di onorare gli impegni economici rispondono con le minacce e proposte irricevibili: come quella di pagare 15 mila euro e chiudere la faccenda, quando la casa ne valeva 150 mila.

Si va in tribunale, il giudice dà ragione ai Licatini. Quell’altra famiglia deve lasciare casa. Una volta, due volte, tre volte, va l’ufficiale giudiziario a notificare lo sgombero. Gli abusivi chiedono tempo: “dateci due mesi, dateci tre mesi, stiamo cercando casa per traslocare”. Al quarto tentativo, fissato per il 17 marzo gli abusivi non vogliono arrivarci. Qualche giorno prima, il 13 marzo, all’alba prendono una ruspa e demoliscono la casa. Nè tu, nè io.

I Licatini arrivano sul posto, allertati da una vicina, con i Carabinieri e colgono sul fatto i responsabili. Gli occupanti abusivi autori vengono denunciati. Il padre di famiglia, in particolare, è un nome noto alle forze dell’ordine. Non proprio un tipo raccomandabile, avrebbe alle spalle alcuni precedenti anche in materia di associazione mafiosa.

I proprietari della casa sono distrutti, hanno raso al suolo anni di sacrifici. Ai nostri microfoni Alberto Licatini racconta quei momenti, ma anche la determinazione nel chiedere giustizia. “Chi mi ridà la casa? E’ una vergogna che nel 2023 accadano cose del genere. Non ho paura, parlo perchè non ricapiti ad altre persone l’ingiustizia che abbiamo subito. Questa casa era stata costruita con la fatica, con il sudore del tempo trascorso in mare, lontano dalla mia famiglia, e ora non c’è più”.

 

 

 

Tempo fa a Marsala si era verificato un episodio simile, finito in maniera diversa, e senza l’esito distruttivo di Mazara.
Per quattro anni il proprietario di una casa nel centro storico di Marsala non è riuscito a mandar via la coppia che la occupava senza aver mai pagato l’affitto.Ogni volta che tenta di far valere le proprie ragioni subiva minacce e ritorsioni. Il tutto nonostante le sentenze del tribunale che obbligavano la coppia a lasciare la casa, ormai occupata abusivamente, e a pagare l’affitto e le spese arretrate. Una storia che, dopo essere stata raccontata da Tp24 e il clamore mediatico, andò nella direzione più ragionevole. Con gli inquilini che lasciarono casa.

 

 
Casi diversi sono poi quelli che riguardano l’occupazione delle case popolari.
Anche qui, a Marsala, in questi anni sono diverse le vicende di abitazioni popolari scippate da prepotenti ai legittimi assegnatari.

Storie di case, di prepotenza e violenza, di vittime che chiedono di essere tutelati.