Macondo. Come la città protagonista del meraviglioso romanzo di Gabriel Garcia Marquez, Cent'anni di solitudine.
Così veniva chiamata la cittadina di Campobello di Mazara da Matteo Messina Denaro, nella sua corrispodenza, durante la latitanza, con l'amica e complice Laura Bonafede (nome in codice: "Blu").
Quando lui doveva dire che era Campobello, scriveva: "Sono a Macondo". Se era nella frazione di Tre Fontane scriveva invece "Macondino".
E' uno degli elementi che emergono dalle carte delle indagini che oggi hanno portato all'arresto della maestra Laura Bonafede (la figlia, Martina Gentile, è pure indagata).
Colpiscono sempre questi riferimenti letterari in un boss così spietato. Ma in questa operazione si scopronto anche anche riferimenti, tra gli scritti di Messina Denaro, a Vargas Llosa e ad un altro gran bel romanzo "Avventure della ragazza cattiva", nonchè alle poesie di Charles Bukowski.
Insomma, Messina Denaro era quello che chiameremmo un lettore "forte", con gusti ben sopra la media della popolazione.