Gli agenti di polizia penitenziaria alle carceri di Trapani facevano entrare di tutto: droga, telefonini, armi rudimentali, sigarette, profumi. In cambio di denaro o di prestazioni sessuali elargite, in particolare, dalla compagnia di un detenuto. Ma per “comprarli” bastava anche consegnare loro il biglietto per assistere ad una rappresentazione teatrale o alla finale di Coppa Italia tra la Juventus e l'Inter.
Quattro i poliziotti penitenziari, oggi in pensione, che prestavano servizio alla casa di reclusione trapanese, coinvolti nell'operazione denominata Alcatraz.
Uno è stato arrestato. Un altro, ritenuto dagli inquirenti il perno dell'attività corruttiva, è deceduto durante le indagini svolte tra il 2018 e il 2022. Altri due sono indagati. Ma il blitz eseguito, all'alba di oggi, dai carabinieri del comando provinciale di Trapani e dagli agenti del Nucleo investigativo regionale della polizia penitenziaria è culminato nell'arresto di altri 23 soggetti. In diciassette sono finiti in carcere.
Cinque ai domiciliari. Per altri due indagati, invece, è scattato l'obbligo di dimora. Tra i reati contestati corruzione, abuso d'ufficio e falsità materiale. L'ingresso di droga e telefonini è stata filmata nel corso dell'attività investigativa. Tra i destinatari del materiale che entrava al Pietro Cerulli, un camorrista e un esponente della Sacra Corona Unita. Oltre cinquanta i telefonini che sono stati sequestrati nel corso delle indagini. Per farli entrare nelle carceri venivano utilizzati i droni o palloni di calcio che venivano lanciati dall'esterno sulle “dritte” date dai detenuti che conoscendo le criticità della struttura penitenziaria, indicavano ai complici i luoghi esatti dove doveva avvenire la consegna.
Dalle indagini è anche emerso che gli agenti infedeli presentavano certificazioni per attestare false malattie per poter così svolgere lavori extra, come fare il buttafuori nei locali notturni.