Per i detenuti il Pietro Cerulli era “un luogo benedetto”.
Così dicevano durante i colloqui con i familiari. Le carenze strutturali e la disponibilità di alcuni agenti penitenziari infedeli, infatti, consentivano di poter fare arrivare nelle celle di tutto: telefonini cellulari, droga, armi rudimentali, profumi e sigarette.
Carceri colabrodo, insomma, come è emerso dall'operazione Alcatraz che ha fatto luce su uno spaccato inquietante: guardie corrotte che consegnavano droga e telefonini ai reclusi in cambio di denaro e prestazioni sessuali. Ventidue arresti. La sostanza stupefacente entrava anche con i droni e con i palloni di calcio lanciati dall'esterno. La “consegna” avveniva con facilità. Erano gli stessi detenuti che indicavano ai complici esterni i punti esatti, non controllati dalle telecamere, dove intrufolarsi per lanciare i palloni infarciti di telefonini senza correre il pericolo di essere notati.
Al resto pensavano gli agenti che si facevano comprare. Uno di loro, oggi in pensione, è finito in carcere. Si tratta di Giuseppe Cirrone che in cambio di favori ad un detenuto avrebbe avuto rapporti sessuali con la compagna del recluso. Favori che consistevano nel consentirgli di fare telefonate e videochiamate al di fuori dei tempi e dei modi previsti dall'ordinamento penitenziario e alla donna con la quale si intratteneva, prometteva di fare avere al compagno ulteriori permessi, millantando di poter intercedere con il magistrato di sorveglianza.
Ma il perno dell'attività corruttiva – come hanno sottolineato inquirenti ed investigatori – era l'agente Francesco Paolo Patricolo, deceduto durante le indagini.
Originario di Palermo, era accusato di aver introdotto droga e telefonini in cambio di denaro: 500 euro a consegna. Soldi, ma non solo. Perchè in cambio di favori, l'indagato riceveva anche biglietti per il teatro e anche per assistere alla finale di Coppa Italia tra la Juventus e l'Inter. In particolare il poliziotto penitenziario avrebbe fatto avere telefonini cellulari a Nicola Fallarino, originario di Benevento, esponente della camorra e a Davide Monti, di Bari, affiliato alla Sacra Corona Unita.
L'agente Patricolo, poi, era solito presentare certificazioni per attestare false malattie e dedicarsi così a lavori extra, come quello di buttafuori nei locali notturni,
Tra gli indagati, infine, anche l'ex comandante delle carceri, commissario Giuseppe Romano.
Non è coinvolto nell'attività corruttiva – droga e telefonini cellulari ai detenuti in cambio di soldi e prestazioni sessuali -, ma gli viene contestato di aver omesso di denunciare il pestaggio subito da un detenuto ad opera di agenti della polizia penitenziaria. L'episodio di violenza avvenne il 16 marzo del 2020.