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27/04/2023 06:00:00

La sanità in crisi. Negli ospedali siciliani mancano gli anestesisti

 Torna la questione della mancanza di medici anestesisti, che sono i medici grazie ai quali si può procedere con un intervento chirurgico.


A lanciare l’allarme gli stessi dirigenti medici delle Terapie Intesive, mancano ovunque in Sicilia, dalla parte orientale a quella occidentale dell’isola e che comporta in capo agli anestesisti in corsia turni che portano allo stremo delle forze fisiche, così non dovrebbe essere e non dovrebbe accadere. Si tratta degli stessi medici che rimandano le ferie, a scrivere all’assessore regionale alla Salute, Giovanna Volo, proprio i dirigenti di corsia: “Non è più tollerabile fare 8, 10 o 12 notti di guardia in un mese, non è tollerabile non poter minimamente programmare la propria vita famigliare, non è tollerabile accumulare giorni di ferie non goduti (alcuni colleghi vantano oltre 300-400 giorni di ferie residui)”.


Una carenza oramai strutturale e perenne dei medici presso la sanità pubblica, con bandi spesso consumati a vuoto, con poche presenze.

E’ una crisi nera che è diventata difficile da gestire, con i Pronto Soccorso in perenne crisi, un affanno che mette in difficoltà la tempestività degli interventi.

Corsie che diventano trincee, con la medicina del territorio mai potenziata e riformata, con criticità dei territori di cui la classe dirigente regionale non si fa carico, tranne che per inaugurare reparti.

La medicina di famiglia è stata rilegata a mera trascrizione di ricette per farmaci o esami, una burocrazia oltre la quale bisognerebbe andare per ridare dignità a quel medico che ha il primo vero contatto con il paziente.
Il PNRR ha previsto investimenti in tal senso ma in Sicilia queste risorse, dai governi regionali, sono state indirizzate in Case di Comunità, che sono destinate a rimanere senza alcun personale vista la crisi del momento.


E sempre meno giovani scelgono di diventare medici di base, o di Pronto Soccorso, le condizioni di lavoro sono estenuanti, con un carico di responsabilità enorme.
Bisognerebbe, tra le varie riforme a lungo termine o estemporanee, ascoltare non i manager ma direttamente chi la corsia di degenza la vive ogni giorno e chiede non solo macchinari di ultima generazione ma anche un ricambio su cui puntare per la crescita degli ospedali e dunque per tutelare la salute dei cittadini.