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29/04/2023 06:00:00

  Mafia, politica, omicidi. La storia dei Burzotta di Mazara

 E’ una delle famiglie più inquisite del territorio, per l’appartenenza e i legami con la mafia a Mazara del Vallo.

Una famiglia molto larga, i cui membri, più o meno pesantemente, sono stati coinvolti in numerose inchieste giudiziarie e processi negli ultimi 30 anni. C’è chi è stato condannato all’ergastolo per omicidio, chi magheggiava con i carburanti, chi si era buttato in politica. E proprio per questo i Burzotta erano anche temuti, in un certo senso, a Mazara del Vallo, città in cui, in seguito alle inchieste giudiziarie che li coinvolgevano, ci si chiudeva in imbarazzato silenzio. Soprattutto da parte della politica.


L’ultima notizia che riguarda i Burzotta è di qualche settimana fa, e riguarda la confisca dei beni per 1,3 milioni di euro di Giuseppe (deceduto nel 2020) e Andrea Burzotta, padre e figlio, imprenditori e politici molto noti a Mazara del Vallo.
Secondo le indagini della Dia “sono risultati contigui alle consorterie mafiose trapanesi e si sono resi responsabili di una serie di delitti in materia di intestazione fittizia di beni immobili ed aziende ed usura”. In più sarebbero stati “funzionali agli interessi di cosa nostra, abbiano vissuto abitualmente grazie a proventi di attività illecite”.
Il provvedimento ha disposto la confisca di 37 beni immobili, 2 compendi aziendali, 7 autoveicoli, 3 rapporti finanziari per un valore stimato in circa 1,3 milioni di euro.
Ma chi sono i Burzotta, perchè gli sono stati confiscati i beni?


La confisca dei beni
- La confisca dei beni arriva sette anni dopo il provvedimento di sequestro eseguito dalla Dia, nel luglio 2016, quantificato in oltre 4 milioni di euro riconducibili all'imprenditore mazarese Giuseppe Burzotta, 71 anni, e al suo nucleo familiare tra cui il figlio Andrea, all'epoca consigliere comunale di Mazara del Vallo ed ex consigliere provinciale.


Pino Burzotta è deceduto nel 2020, è stato un noto imprenditore edile e già sorvegliato speciale. Pur non avendo sulle spalle condanne per mafia per la Dia ”rientra tra i soggetti indiziati di 'appartenenza' ad una associazione di tipo mafioso”. “Dalle indagini è emerso che avrebbe costantemente fornito supporto economico e finanziario a esponenti della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo, attraverso il sistematico ricorso ad attività finanziarie illecite oltre che alla gestione occulta di imprese intestate a prestanomi”.


I beni sequestrati, e poi confiscati, riguardano anche il figlio Andrea Burzotta. Alla base c’è anche la sproporzione del patrimonio rispetto ai redditi dichiarati. Burzotta avrebbe ricavato le risorse economiche necessarie all’attività di sostentamento di alcuni componenti della famiglia mafiosa mazarese, attraverso il sistematico ricorso ad attività finanziarie illecite oltre che alla gestione occulta di imprese intestate a compiacenti prestanomi.


 


Andrea e Giuseppe Burzotta
- Il provvedimento di confisca riguarda i loro beni, e segue il sequestro effettuato quando Pino Burzotta era ancora in vita.

Pino Burzotta, detto “pupu niuro”, è morto nell’agosto 2020, a 71 anni. I suoi funerali furono celebrati in forma privata, la questura infatti vietò la cerimonia pubblica per le inchieste antimafia che lo avevano coinvolto.
Imprenditore edile, ha avuto anche una lunga carriera politica. E' stato eletto consigliere comunale a Mazara nel 1980 con il Psi e poi è stato consigliere dal '90 al '93. In quel periodo è stato anche assessore, sempre in quota Psi. Anche se non è stato mai condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso, le sue vicende giudiziarie sono tante. Oltre ad una decina di condanne per assegni a vuoto, nel '90 è stato raggiunto da un avviso di garanzia per associazione mafiosa. Nel '93 è stato arrestato per il reato di concorso per abuso d'ufficio, e poi assolto nel 1998. Nel '94 è stato arrestato nell'ambito dell'operazione antimafia "Petrov", insieme ai fratelli Luca e Pietro, sfuggiti inizialmente alla cattura. E' stato per due anni sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno a Mazara, e ha avuto sequestrati e poi confiscati alcuni terreni intestati a lui, alla moglie Asaro, e al figlio. E' stato assolto, e poi nel 2014 ancora denunciato dalla Dia di Trapani insieme ad altri soggetti per concorso esterno in associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni ed usura aggravata.

 

 

Nel 2016 scatta il sequestro dei beni mobili, immobili, rapporti bancari, compendi aziendali e partecipazioni societarie per quattro milioni di euro. E' indiziato di appartenere alla cosca del boss Mariano Agate. Altro avviso di garanzia nel 2016, sempre per usura aggravata in concorso. Altro sequestro, per 42.000 euro, nel 2018. Altro sequestro per lui e per il figlio Andrea nel 2019.
Anche Andrea Burzotta ha avuto i suoi problemi giudiziari. E’ stato sotto processo per intestazione fittizia, finito con la prescrizione. Ma lo si ricorda per la sua carriera politica, molto breve, prendendo il testimone del padre. Andrea Burzotta, infatti, fu consigliere comunale a Mazara del Vallo e consigliere provinciale. Dopo il provvedimento di sequestro, nel 2016, Burzotta si era autosospeso, con l’apprezzamento neanche tanto convinto del consiglio comunale. Poi è tornato a sedersi nell’assise civica un anno dopo, come se nulla fosse.

 

La famiglia - Altri membri della famiglia Burzotta in passato hanno avuto problemi giudiziari di non poco conto. Diego Santino, fratello di Pino Burzotta, è “uomo d’onore” della famiglia mafiosa che faceva capo al boss Mariano Agate. Fu arrestato nel 1998 in Spagna dov’era latitante, aveva iniziato a collaborare ma poi decise di non parlare più. Nel 2001 gli fu notificato un ordine di custodia cautelare in carcere con l’accusa di aver «gestito» attività illecite legate a Cosa nostra. È stato condannato all’ergastolo per omicidio.

 

Un altro fratello, Francesco, è stato arrestato qualche anno fa nell’operazione Scirocco: secondo gli inquirenti sarebbe stato il referente, terminale e uomo rappresentante del clan Mazzei di Catania in grado di garantire l'alleanza tra le famiglie mafiose di Mazara del Vallo e di Catania. Francesco Burzotta è molto attivo nel campo dei carburanti, e sono diverse anche in questo ambito le inchieste giudiziarie che lo hanno coinvolto. 

C'è poi Luca Burzotta, che fu coinvolto in diverse inchieste antimafia, di lui si occupò a fine anni 80 già Paolo Borsellino, quando era procuratore a Marsala, in un'inchiesta che smantellò la famiglia mafiosa di Mazara. A cavallo degli anni 2000 finì in carcere, indicato da alcuni collaboratori appartenente alla famiglia mafiosa di Mazara. Negli ultimi anni subì alcune perquisizioni durante le indagini alla ricerca di indizi che potessero portare alla cattura di Matteo Messina Denaro. Luca Burzotta è suocero di Valentina Grillo, consigliera comunale e assessore per un giorno nella giunta Quinci a Mazara. Nominata proprio dopo il blitz, Tp24 evidenziò la sua pesante parentela, e la sua nomina fu revocata.

L’omicidio Marcianò - A Luglio 2017, viene ucciso con due colpi di pistola, a Campobello di Mazra, Giuseppe Marcianò, 47 anni. Un uomicidio che inizialmente viene inquadrato negli ambienti mafiosi. Poi resterà un rebus. Cosa c’entra con i Burzotta?

Originario di Carini, ma da anni residente a Campobello, Marcianò era genero di Pino Burzotta e nipote acquisito Diego Burzotta, ritenuto il boss della famiglia mafiosa di Mazara. La Direzione distrettuale antimafia di Palermo ritiene che Marcianò fosse alle dipendenze di Raffaele Urso, capo della famiglia di Campobello di Mazara. In alcune indagini Marcianò viene inserito nell’affare del traffico di esseri umani e sigarette di contrabbando dalla Tunisia alla Sicilia con gommoni super veloci.

Nell’indagine “Anno zero”, si parlava anche di una possibile guerra di mafia per la “contrapposizione fra alcuni esponenti della famiglia di Campobello di Mazara e altri della famiglia di Castelvetrano”. Marcianò sarebbe stato fra i più critici con la gestione di Gaspare Como. il cognato dell’ex superlatitante Matteo Messina Denaro.


Raccontiamo la storia dei Burzotta per chiudere il cerchio su quelle che sono state le indagini che hanno portato, di recente, all’esecuzione della confisca dei beni.