C’erano i “professori” catanesi. E gli esecutori di Marsala e Trapani. Era la banda degli escavatori, che hanno messo a ferro e fuoco la provincia di Trapani, con i colpi ai bancomat, che hanno fruttato più di 200 mila euro. Ma per due di loro è arrivata l’assoluzione. Non avrebbero fatto parte della banda.
Il Gup del tribunale di Trapani ha assolto Pietro Maisano e Giuseppe Di Dio arrestati nell'ambito dell'operazione Jammer condotta dalla polizia che nel maggio del 2021 sgominò tre bande, collegate tra loro, specializzate nell'assaltare i bancomat degli istituti di credito e degli uffici postali.
Gli sportelli a Trapani, Marsala e nel Catanese venivano scardinati con l'utilizzo di escavatori rubati.
I catanesi fornivano le dritte e istruivano i “colleghi” trapanesi e marsalesi, su come assaltare i bancomat. Tre bande ben organizzate che prima di mettere a segno i “colpi” rubavano escavatori e altri mezzi pesanti che servivano per perpetrare le incursioni ai danni di banche e uffici postali.
Gli escavatori venivano utilizzati per scardinare le postazioni. I mezzi pesanti, invece, per caricarli e trasportarli in luoghi appartati dove i bancomat venivano ripuliti.
Professionisti che disponevano di bombole contenente ossigeno, che venivano utilizzate per bloccare l’attivazione del meccanismo di macchiatura delle banconote e di disturbatori di frequenze “Jammer” impiegati, invece, per inibire il funzionamento di cellulari e dispositivi Gps durante gli assalti. Tutto veniva pianificato, senza lasciare nulla al caso. E i cinque “colpi” - tre a Marsala, uno a Trapani e uno a Catania – avevano fatte entrare nelle casse dei tre sodalizi cifre da capogiro: 225 mila euro.
Nel corso della prima udienza preliminare a Marsala, la posizione di Maisano e Di Dio venne stralciata. Il giudice, infatti, accolse la questione della competenza territoriale sollevata dalla difesa rappresentata dagli avvocati Salvatore Galluffo e Giuseppe De Luca. Il processo, pertanto, venne spostato a Trapani e celebrato con il rito abbreviato. Il Pm aveva chiesto per i due imputati una condanna a tre anni e sei mesi, ciascuno. Il Gup, però, ha emesso sentenza di assoluzione. Diverso, invece, l'epilogo del processo per gli altri componenti delle bande del bancomat.
Sono stati, infatti, condannati, con rito abbreviato, dal Gup di Marsala a pene complessive per 18 anni altri cinque imputati. La pena più severa (sei anni di carcere) è stata inflitta ad Andrea Tropea, 33 anni, di Acireale. A cinque anni e mezzo, invece, è stato condannato Concetto Mannuccia, di 37, di Catania. Due anni e mezzo per Antonino Viglianesi, 42 anni, di Catania, un anno e 8 mesi per Alessandro Valentino Longo, di 43, anche lui della città etnea, e due anni e 4 mesi per Fabrizio Stabile, 29 anni, di Marsala.
Sempre a Marsala dinnanzi al Gup Riccardo Alcamo avevano scelto di patteggiare la pena altri quattro imputati: 4 anni di carcere a testa sono stati inflitti ai trapanesi Antonino Anselmo, di 58 anni, e Massimiliano Gaspare Salafia, di 44, mentre 2 anni e mezzo sono stati decisi per il 55enne marsalese Isidoro Salvatore Rallo, in passato arrestato anche in operazioni di mafia, e un anno e mezzo al trapanese Francesco Mancuso, di 32 anni. Nel corso della stessa udienza, per altri cinque era stata disposta la trasmissione degli atti al Tribunale di Trapani per competenza territoriale L’operazione “Jammer” è stata condotta dalla Squadra mobile di Trapani. Cinque gli assalti, eseguiti tutti con lo stesso modus operandi. La prima incursione risale al 10 luglio del 2019, quando, a Marsala, fu scardinato uno sportello di Banca Intesa. Poi, il 31 agosto, il “colpo” danni del Credito Valtellinese di contrada Xitta, alle porte di Trapani. Sempre a Marsala altri due colpi: alla Banca Toniolo di contrada Terrenove e alle Poste di contrada Paolini. Il quinto, datato 19 febbraio 2020, al Credito Siciliano di Trecastagni (Ct). Il bottino complessivo è stato di 225 mila euro, di cui 74 mila recuperati nel corso delle indagini, dalle quali è emerso che il gruppo catanese avrebbe agito con procedure di approccio di tipo militare, mettendo a disposizione delle bande di Marsala e Trapani la propria “expertise” nell’esecuzione materiale dell’assalto agli sportelli bancomat.