La moglie dell’ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino, ha presentato un esposto in procura sui pizzini scambiati con Matteo Messina Denaro.
Sulla corrispondenza intercorsa tra Matteo Messina Denaro e Antonio Vaccarino (con lo pseudonimo di Alessio il primo e Svetonio il secondo) che collaborava con il Sisde di Mario Mori per la cattura di Messina Denaro, nel corso degli anni sono stati avanzati molti dubbi, dando adito a illazioni e congetture, ipotizzando oscuri intrighi del servizio segreto italiano.
Una consulenza tecnica, richiesta dalla magistratura, aveva anche escluso la riferibilità a Matteo Messina Denaro delle missive inviate ad Antonio Vaccarino.
«Dopo la cattura di Matteo Messina Denaro e la pubblicazione delle foto dei “pizzini” ritrovati a casa della sorella del noto latitante - ho notato una notevole somiglianza con la grafia della lettera di minacce ricevuta da mio marito – afferma la moglie dell’ex sindaco, deceduto nel maggio di due anni fa - Non essendo un’esperta ho dato incarico alla criminalista Katia Sartori, esperta in scienze forensi, perché effettuasse una comparazione grafica tra i diversi scritti, per fugare ogni dubbio in merito a chi scrivesse a mio marito.
Dalle 237 pagine di perizia redatta dalla dottoressa Sartori, possiamo escludere che a scrivere a mio marito fosse una persona diversa da quella che scriveva a esponenti di primo piano di “Cosa nostra” e ai familiari del boss.
Lo stesso generale Mori in passato aveva chiarito la posizione di mio marito, ma ciò non ha impedito i tentativi di screditare la sua partecipazione alle attività del servizio segreto volte alla cattura del latitante, nonostante il suo impegno fosse stato reale ed importante, tanto da mettere a rischio la latitanza del boss come documentato da sentenza che ho allegato.
Da quando fu svelata tutta l’attività svolta da mio marito con il Sisde è iniziato il nostro calvario, e oggi mi chiedo se non si sia trattato di attività di depistaggio».
La collaborazione tra Vaccarino e il Sisde fu infatti oggetto di una fuga di notizie in merito alla quale nessun fascicolo venne mai aperto dalla magistratura.
«Ad oggi – affermano gli avvocati Baldassare Lauria e Giovanna Angelo - non sappiamo di chi fu la responsabilità di quella fuga di notizie che mise di fatto in pericolo Vaccarino e tutta la sua famiglia, portando Matteo Messina Denaro a scrivergli una lettera di minacce estese anche ai suoi famigliari.
Una lettera che – come per le altre oggetto di una perizia voluta dalla procura – vedeva esclusa la riferibilità al noto latitante.
Oggi grazie alla perizia redatta dalla criminalista Katia Sartori, possiamo affermare che è assolutamente inverosimile che Matteo Messina Denaro avesse bisogno di qualcuno che scrivesse al suo posto e che, invece, tutti i documenti analizzati sono riconducibili a un solo soggetto.
Questo ci permette di poter scardinare le teorie complottiste e le fantasie di presunti testimoni.
È necessario che a seguito dell’esposto presentato venga aperta una indagine che restituisca dignità e decoro all’ex sindaco di Castelvetrano e alla sua famiglia, impedendo ulteriori attività tendenziose e depistatorie quali quelle che per anni hanno infangato l’allora nostro assistito Antonio Vaccarino e adombrato le attività svolte dal Sisde del generale Mori, “colpevole” forse di aver braccato i più pericolosi latitanti di “cosa nostra” e di avere ostacolato le mire economiche dell’organizzazione, come nel caso delle indagini confluite nel dossier mafia-appalti.
Perché vennero “stoppate” le attività dei servizi segreti e bruciata la copertura di Vaccarino rendendo nota anche alla stampa la sua collaborazione?
Spetterà alla magistratura – concludono gli avvocati Baldassare Lauria e Giovanna Angelo - disporre gli opportuni accertamenti in ordine ai fatti, e anche sulle ragioni che hanno portato presunti testimoni che con le loro dichiarazioni hanno screditato l’immagine di Vaccarino e le attività condotte all’epoca dal Sisde».