“Devi presentare le dimissioni perché dobbiamo adeguare il contratto, altrimenti non puoi continuare a lavorare”.
Questo sarebbe stato detto ad una dipendente del supermercato Conad di Trapani quando questo era gestito dalla società “L’Arcipelago”. Lo ha detto la lavoratrice, Paoletta Cusenza, parte civile assistita dall’avvocato Gaetano Di Bartolo, nel corso del processo, a Trapani, per le presunte estorsioni in busta paga che sarebbero state commesse, fino all’inizio del 2019, in danno di diversi dipendenti del supermercato.
La donna è stata ascoltata dal Tribunale per circa tre ore, nel corso delle quali ha ripercorso tutte le dichiarazioni rese a verbale quando fu ascoltata a “sommarie informazioni” dal luogotenente della Guardia di Finanza Antonio Lubrano. Il prossimo 21 settembre verrà ascoltata un'altra parte offesa. “L’indagine – aveva spiegato in una precedente udienza il maresciallo Salvatore Missuto - è nella Cnr (Comunicazione notizia di reato, ndr) ed è sostanzialmente partita dal luogotenente Lubrano”.
Già condannata, in abbreviato, in primo grado, la sindacalista palermitana Nunzia Bivona, della UilTucs, imputati nel processo sono Antonino Bignardelli, di San Vito Lo Capo, della Cildi, Gianluca Amato e Salvatore Vitale, entrambi di Carini, rispettivamente presidente del cda e consigliere delegato de “L’Arcipelago”, Massimo Leonardi, catanese, e Romina Fiore, palermitana, responsabili all’epoca dei fatti del Conad di Trapani. Tutti sono accusati di estorsione in concorso. Amato e Vitale anche di riciclaggio. A difendere gli imputati sono gli avvocati Salvatore Longo, Salvatore Cusenza, Fabrizio Baudo, Pia Cristina Fallucca, Rodolfo Calandra e Simona Sodano, nonché Alessandro Lupi e Maurizio Sordini del foro di Velletri. Tra i legali di parte civile, invece, ci sono Gaetano Di Bartolo, Claudia Castiglione, Giuseppe Buscaino, Vincenza Fiorino e Lucia Canino. La Bivona, che ha scelto l’abbreviato, è stata condannata a due anni, 10 mesi e 20 giorni di carcere e mille euro di multa. Senza sospensione condizionale della pena. Il caso esplose ai primi di novembre 2020, quando il gip di Trapani dispose sei misure cautelari personali interdittive, nonché il sequestro preventivo di circa mezzo milione di euro, quale profitto illecito dei reati di estorsione e auto-riciclaggio. Estorsioni che, secondo quanto emerso dall’indagine, sarebbero state commesse addirittura con la complicità (concorso morale e materiale) di due sindacalisti.