Una scommessa sul territorio, imprenditoria al femminile a Marsala per una etichetta di una bottiglia; un paio di copertine di libri per un editore, un libro pensato e realizzato da due ragazzi della nostra Città a dicembre scorso e sono le prime cose tra loro apparentemente sconnesse e che invece una cosa strana qual è un Festival di letteratura pone in connessione.
Molti in questi anni hanno chiesto, ma un Festival a che serve e sopratutto cos’è? E la risposta non può che essere complessa ovvero mette (e non sempre ci riesce) in dialogo sensibilità e mondi diversi dove il filo rosso è un modo di fare cultura e di aprirsi concretamente alla Comunità. Aggiungo, qualche tempo addietro un ragazzo (che oggi ha ventuno anni) da Salemi ci chiese di tenere a battesimo con Renato Alongi di Bibliotp ed altri attori del territorio il nascente festival nella sua città il Saliber (reti che nascono e un credito guadagnato col lavoro), e l’elenco potrebbe essere lungo. E’ una scommessa vinta? Non credo.
E’ una scommessa che per quota parte prova a smuovere acque in un territorio complesso e con venti spesso contrastanti, e dove aprire una forma di dialogo comune a tutti suscita dibattiti e confronti (e questo è sempre positivo).
Nei sette anni trascorsi, tante cose sono nate da progettualità condivise con dirigenti scolastici con libraie/i passando per le aziende che si sono avvicinate a questo modo di proporre contenuti, e qui una critica ma che tende se possibile a recuperare un tempo perduto: altrove in Italia le Camere di Commercio - è un esempio - hanno recepito progettualità come la nostra e costruito tavoli di confronti per crescita condivisa sui territori. Noi le aziende siamo andate a cercarle con fatica, perché non puoi ipotizzare un progetto pensando di contare solo sulla contribuzione dell’ente pubblico (sempre più in difficoltà) è un fatto.
Ogni bando che oggi viene pubblicato premia il co-finanziamento nella scrittura di una proposta: come puoi avvicinarti al mondo della produzione se determinate dinamiche non le spieghi per tempo utile e con i giusti attori? E in un tempo dove ciò che era valido fino a qualche anno addietro oggi non ha più motivo di esistere. Nota per chi legge: Pordenonelegge, forse oggi uno dei Festival letterari più importanti che abbiamo in Italia è nato anni addietro dall’apporto concreto di un presidente di Camera di Commercio.
Abitiamo una dimensione dove la velocità di adattamento è la sopravvivenza di una idea di una azienda di un contesto, ai cambiamenti che la società impone. Gli enti pubblici possono sul serio verificare e soppesare la concretezza di quelli che si chiamano oggi stakeholder e su tavoli mirati investire in una direzione: noi oggi abbiamo necessità di cultura non finalizzata a cose di breve respiro, ma a ripensare un modello di società dove la sostenibilità passi sopratutto per una consapevolezza del sapere: senza quello, oggi sei spacciato.
Un Festival a questo serve? Anche, e aggiungo che è utile quando condivide contatti e mondi che posso apparire paralleli ma se connessi generare economie di scala difficilmente immaginabili. 38° parallelo fuori da una programmazione più o meno ortodossa nella rassegna, cerca di proporre anche con i suoi compagni di cordata (sempre caro Sciascia) forme difformi di azione.
Da tre anni diamo incarico per il manifesto del Festival ad un illustratore un grafico che rilegga il tema dell’edizione, e lo scorso anno avemmo Antonio Pronostico - sensibilità rara e una bellissima scoperta per noi - nel tempo della rassegna poi accadono reazioni chimiche inaspettate e quindi accade che una ragazza decida di fermarsi eleggere casa sua (Marsala) il posto dove dare forma ad un progetto di vita e investa in una piccola azienda agricola. La narrazione di una bottiglia (vini naturali rispetto della terra e filosofia coerente con il suo essere, questa è Alessandra Schio) ha la necessità di un racconto che condensi in pochi centimetri quadrati un pensiero e Pronostico l’ha fatto con pochi segni: parlo di Meta il sogno di Alessandra in ogni senso, nel nome del vino e nell’essere riuscita a segnare un punto importantissimo. Due ragazzi, giovanissimi che sono passati per il Festival arricchendo con la loro sensibilità e con i loro saperi noi e che oggi viaggiano altrove tra il mondo dell’editoria in Italia e studi grafici all’estero, parlo di Marco Marino e Marco Maldonato nati in Città e che operano altrove prestando saperi intellettuali e creativi. Vivere un Festival è vivere una festa anche dei libri, è sostenere un pensiero che in massima parte cerca condivisione ovunque provando ad abbattere steccati e luoghi aperti a pochi.
In vista della VII edizione ci saranno diverse proposte in contemporanea in Città, segno di una offerta ricca e finalmente il pubblico potrà scegliere cosa prendere - e questa cosa la trovo bella e segno di una maturità in nuce - e tra le tante mi permetto di sostenere una serata non nostra - intesa come Festival - ma di tutti noi: il 26 maggio da Otium ci sarà un appuntamento con Alfio Antico per una raccolta fondi a favore della Biblioteca Sociale. E’ una serata che ci appartiene: Marsala non può permettersi altre serrande che il mattino dopo non verranno rialzate.
La forza sta nell’essere uniti e agire insieme, non mi stancherò mai di ripeterlo e se di crescita si parla, questa la dettiamo con azioni comuni e partecipate e un Festival come 38° Parallelo ha motivo di esistere a queste condizioni.
Giuseppe Prode