Emergono altri particolari in merito alla clamorosa evasione del 35enne pregiudicato trapanese Francesco Adragna, che nella mattinata di venerdì scorso, al Tribunale di Trapani, ha eluso la sorveglianza degli agenti della polizia penitenziaria, fuggendo per le vie della città. Per poi essere riacciuffato, domenica notte, nelle campagne di Xitta dove si stava incontrando con la compagna.
Ma come ha fatto, venerdì mattina, a fuggire? Pare che, dopo essere stato accompagnato nell’aula dove era in programma l’udienza del processo che lo vedeva imputato, abbia chiesto di essere accompagnato in bagno per un bisogno fisiologico. E gli agenti lo hanno accompagnato, attendendolo, pare, fuori dalla porta dell’antibagno. Ma proprio nell’antibagno c’è una porta laterale dalla quale si accede ad alcuni uffici di cancelleria del Tribunale trapanese. E Adragna, per i suoi trascorsi giudiziari, conoscerebbe bene gli interni del Palazzo di giustizia. A differenza, probabilmente, degli agenti di polizia penitenziaria del carcere di Agrigento che lo accompagnavano.
E così, mentre gli agenti attendevano fuori dalla porta dell’antibagno, lui è fuggito da quella laterale che c’è in questo spazio. E quando i poliziotti penitenziari se ne sono accorti era ormai troppo tardi. Ma Adragna non sarebbe stato nuovo a tentativi di fuga. Proprio per questo sarebbe stato trasferito dal carcere di Trapani a quello di Agrigento. Adragna si trova sottoposto alla misura cautelare in carcere per alcuni furti e non aveva le manette ai polsi a causa di un braccio ingessato. E approfittando, quindi, di un attimo di fatale distrazione della sua scorta, dopo essere uscito dal bagno sarebbe salito per una scala di servizio del seminterrato del tribunale e poi, attraversando alcuni uffici, arrivato al piano stradale, arrivando nel parcheggio all’aperto e infine ha scavalcato la cancellata.