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18/05/2023 06:00:00

Se per la latitanza di Matteo Messina Denaro c’è un solo colpevole

 Le indagini in corso sulle coperture della latitanza di Matteo Messina Denaro potrebbero essere lunghe, così come quelle sugli intrecci con la politica, l’imprenditoria e la massoneria negli affari “sotto l’ombra del boss”. Ad oggi, se si escludono la valanga dei particolari acchiappa click, si è saputo soltanto del suo medico curante e del gruppetto dei Bonafede.

La notizia più recente riguarda la revoca dell’affidamento dei locali di un ristorante-pizzeria della vicina frazione di Tre Fontane. Il locale era stato confiscato alla mafia ed assegnato dal comune di Campobello di Mazara alla cooperativa “Cibus”, che aveva offerto 13.900 euro all’anno. Ma dopo l’arresto dei presunti “vivandieri” di Messina Denaro, il comune ha saputo che la titolare, Franca Lanceri, è la sorella della vivandiera Lorena. E che il vivandiere Emanuele Bonafede, d’estate, aveva lavorato nel locale.

Ecco perché il sindaco Giuseppe Castiglione aveva chiesto come comportarsi alla prefettura. La risposta è stata un’interdittiva per la “Cibus”, arrivata l’8 maggio, nello stesso giorno in cui andava in onda la trasmissione di Report dal titolo “Gli insospettabili”.

 

Una volta arrivata l’interdittiva, il comune ha potuto provvedere alla revoca dell’assegnazione.

L’iter è quello che avrebbe seguito qualsiasi comune, ma l’idea che è passata è che il sindaco si sarebbe mosso soltanto dopo il servizio di Report, “rimangiandosi” quell’assegnazione.

Poi, il fatto che “Cibus” sia stata l’unica cooperativa a partecipare al bando è diventata  un’ulteriore colpa per Castiglione, come se avesse avuto il potere di decidere di annullarlo pretendendo la partecipazione di almeno due cooperative e non l’avesse fatto.

In ogni caso, non si può fare a meno di chiedersi se davvero l’interdittiva sia basata soltanto sulla parentela. E infatti Giuseppe Gabriele, dipendente della cooperativa e marito di Franca Lanceri, ha già anticipato che farà ricorso.

 

Report sottolinea anche un’altra vicenda: la sanatoria della casa al mare di Martina Gentile, recentemente indagata, insieme alla madre Laura Bonafede. E anche lì, c’è chi ha immaginato chissà quali trame, dimenticando che (ammesso sempre che il procedimento non sia stato corretto) il rilascio di una sanatoria è un atto amministrativo a cura di un dirigente, non certo una scelta politica del sindaco, come se avessimo ancora a che fare con  il podestà.

Ma si sa, alla fine tutto è politica. E se tutto è politica, arrivano le prese di distanza, i comunicati stampa, il Partito Democratico che ritira il suo consigliere dalla maggioranza in consiglio comunale ed induce il suo assessore ad abbandonare la giunta Castiglione.

Tutto si mischia, dall’appoggio dell’ex deputato Paolo Ruggirello per la campagna elettorale delle amministrative del 2014, all’amministrazione della propria città, le buche, l’illuminazione…

 

Dopo che assessori e consiglieri di maggioranza hanno preso le difese del sindaco di Campobello con un comunicato congiunto, è arrivata la risposta di Valentina Villabuona, presidente dell’assemblea del Pd trapanese, che ha sottolineato come “Nessuno ha mai chiesto a Castiglione di dimettersi per avere ricevuto, quello sì, sostegno da Ruggirello apertamente”, piuttosto il Partito Democratico avrebbe “aperto una riflessione ben prima dell’arresto di Matteo Messina Denaro sul sostegno al sindaco, rispetto alle scelte politiche e amministrative poco convincenti, non ultimo il bilancio e la situazione finanziaria del Comune, e già nel mese di aprile aveva comunicato allo stesso la volontà di ritirare il suo assessore, così come deliberato dal direttivo locale”.

La sensazione è che al sindaco e alla sua maggioranza faccia più comodo parlare del Partito Democratico – ha aggiunto la Villabuona nella nota che potete leggere qui integralmente  - piuttosto che aprire una riflessione sulla latitanza di Matteo Messina Denaro e su cosa la permanenza del boss nel Comune di Campobello possa aver significato e significhi ancora oggi”-

 

Una riflessione che, se emergesse qualcosa di più rispetto al gruppo dei Bonafede, forse sarebbero costretti a fare tanti altri anche fuori da Campobello.

Al momento, però le coperture istituzionali e imprenditoriali di alto livello ipotizzate negli anni, sembrano rimaste nell’ombra. E Campobello risulta l’unica colpevole.

 

Egidio Morici