Stralciata, ovvero messa da parte, la sua posizione in alcuni processi a causa del suo status di latitante, adesso per il boss mafioso Matteo Messina Denaro arriva il momento del giudizio anche in questi dibattimenti.
Il gup del Tribunale di Palermo lo ha, infatti, rinviato a giudizio anche nei procedimenti scaturiti dalle indagini “Annozero” e “Hydi” (quest’ultima riguarda alcune “famiglie” dell’Agrigentino), fissando l’avvio del processo, che si svolgerà davanti al Tribunale, per il prossimo 13 settembre. Il giudice per le udienze preliminari ha anche ammesso la Cgil trapanese come parte civile. Il sindacato è rappresentato dall’avvocato Salvatore Rizzo. “La lotta alla mafia e l'affermazione della legalità - afferma la segretaria generale della Cgil di Trapani, Liria Canzoneri - sono i principi su cui è incardinata tutta l'attività della Cgil. In provincia di Trapani - prosegue - la mafia inquina l'economia e condiziona pesantemente il lavoro e, dunque, l’occupazione. Il sistema economico e produttivo è stato saccheggiato dalla mafia a scapito degli imprenditori onesti e di quanti si impegnano quotidianamente per sviluppare nel territorio un'economia sana".
Nel dettaglio, all'ex latitante si contesta di avere impartito direttive, attraverso rapporti epistolari, costituendo il punto di riferimento mafioso decisionale in relazione alle attività e agli affari illeciti più importanti, gestiti da Cosa Nostra, in provincia di Trapani e in altre zone della Sicilia. “Il Giudice - dice l'avvocato della Cgil Salvatore Rizzo - ha ritenuto rilevante la documentata attività che la Cgil svolge, nel territorio trapanese, nella lotta alla mafia e alla criminalità organizzata, così come prevede l’art. 1 dello Statuto del sindacato. L'ammissione di parte civile della Cgil - conclude il legale - costituisce un alto riconoscimento all’azione di affermazione della legalità e alla sensibilizzazione contro il fenomeno mafioso che il sindacato svolge nel complesso territorio trapanese”. E proprio il 13 settembre, a Palermo, dovrebbe entrare nel vivo il processo d’appello “Annozero” per gli imputati che avevano chiesto il rito ordinario e che il 15 febbraio 2022 vide il Tribunale di Marsala infliggere ai 13 imputati condanne per complessivi 166 anni di carcere. Esattamente quanti ne avevano invocati i pm della Dda di Palermo.
Tra i legali degli imputati, gli avvocati Vito Cimiotta, Fabio Tricoli, Giuseppe Oddo, Massimiliano Miceli, Luisa Calamia e Lillo Fiorello. L’operazione antimafia “Annozero” scattò all’alba del 19 aprile 2018. L’indagine, condotta dai carabinieri, ha visto coinvolti presunti mafiosi, tra i quali anche due cognati del superlatitante Matteo Messina Denaro (Gaspare Como e Rosario Allegra, quest’ultimo deceduto il 13 giugno 2019, a 65 anni, a seguito di un aneurisma cerebrale, nell’ospedale di Terni) e fiancheggiatori di Cosa Nostra nel Belicino. In primo grado, le pene più severe (25 anni di carcere ciascuno) sono state sentenziate per Gaspare Como, al quale si contesta un ruolo di vertice nella “famiglia” di Castelvetrano, e per Dario Messina, ritenuto dagli inquirenti il nuovo reggente del mandamento mafioso di Mazara del Vallo (mandamento che comprende anche la più grande città della provincia di Trapani: Marsala). Queste le altre pene inflitte lo scorso anno: 21 anni per Vittorio Signorello, anche lui di Castelvetrano, 18 anni per Bruno Giacalone, di Mazara del Vallo, 17 anni ciascuno per Vito Bono, di Campobello di Mazara, e per il mazarese Giovanni Mattarella, genero del defunto boss Vito Gondola, detto “Coffa”, 16 anni per il castelvetranese Carlo Cattaneo. Quest’ultimo, operante del settore delle sale giochi e scommesse on line, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Infine, 7 anni di carcere per il campobellese Giuseppe Accardo, 4 anni e 4 mila euro di multa per l’ex consigliere comunale di Castelvetrano Calogero “Lillo” Giambalvo, e 4 anni ciascuno per Carlo Lanzetta, Nicola Scaminaci, Giuseppe Tommaso Crispino e Maria Letizia Asaro. Tra le parti civili, anche i comuni di Castelvetrano e Campobello di Mazara, ai quali è stato accordato un risarcimento danni di 10 mila euro ciascuno. Cinquemila euro di risarcimento per Pasquale Calamia, ex consigliere comunale del Pd a Castelvetrano, che tra il 2008 e il 2013 subì alcune intimidazioni. Comminate anche pene accessorie e disposte confische di beni, quote societarie e conti correnti, nonché distruzione di armi sequestrate. Tra le accuse a vario titolo contestate agli imputati, oltre all’associazione mafiosa, anche l’estorsione, i danneggiamenti (incendi), il trasferimento fraudolento di valori e il favoreggiamento. Nell’indagine, è emerso l’interesse della mafia nel settore delle scommesse on line. E nell’ambito dello stesso procedimento, lo scorso 21 dicembre, il Tribunale di Marsala ha inflitto 16 anni di carcere a Marco Buffa. A sostenere l’accusa sono stati i pm della Dda di Palermo Francesca Dessì e Gianluca De Leo.