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24/06/2023 06:00:00

Trapani, no alla confisca dell'auto di Virga. Dissequestrato il negozio di Salerno 

 L'auto dell'ex boss di Trapani Francesco Virga non può essere confiscata. Lo ha stabilito la Corte di Appello di Palermo, rigettando il ricorso della Procura del capoluogo siciliano contro la decisione del tribunale di Trapani (sezione Misure di prevenzione) che aveva già accolto la tesi dell'avvocato Salvatore Galluffo, difensore di Vincenzo Virga, dicendo “No” alla confisca della Hyundai intestata a Francesca Maria Coppola, moglie dell'ex capomafia trapanese.

Il procuratore di Palermo, però, ha presentato ricorso, sostenendo che l'acquisto del mezzo, nel 2018, era avvenuto con l'utilizzo di proventi illeciti. Ha anche sottolineato che dalle indagini, condotte dalla Guardia di finanza, era emerso che la famiglia Virga aveva un deficit finanziario. Deficit che, secondo la tesi accusatoria, non poteva permettere a Francesca Maria Coppola di pagare le rate del finanziamento che aveva chiesto per l'acquisto del mezzo. Da qui, pertanto, la richiesta di confisca.

Come dimostrato dall'avvocato Galluffo la sperequazione, riscontrata nel corso delle indagini dalla Guardia di finanza, era frutto di un errore in quanto era stata calcolata prendendo in esame tra le uscite del nucleo familiare anche le voci di spesa inerenti l'attività di impresa esercitata da Francesca Maria Coppola con la gestione della ditta “Lo Scrigno”. Le spese per l'attività di impresa, però, non possono essere computate con le spese personali. A scrivere la parola fine alla vicenda la Corte d'Appello che ha sancito che l'auto va restituita alla famiglia Virga. 

Coppola, fa notare il Tribunale, è stata sempre percettrice di redditi tratti dalla sua impresa lecita, tanto che il negozio "Lo Scrigno", che ha volume d'affari che tocca i 200mila euro, gli è stato restituito. E i suoi redditi sono congrui al pagamento delle rate per l'acquisto dell'auto. 

A Virga, classe 1970, il Tribunale di Trapani, sezione misure di prevenzione, ha applicato la misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza per anni cinque.  Il collaboratore di giustizia Vincenzo Sinacori   ha qualificato Francesco Virga come “uomo d’onore” della famiglia di Trapani, formalmente “combinato” e affiliato all’associazione. Fu lo stesso Sinacori ad affiliare Francesco Virga in presenza di Vito Mazzara e Franco Orlando. La cerimonia di affiliazione avvenne a casa di Orlando e lì che furono comunicate al “nuovo affiliato” le “regole” e che sarebbe stato presentato solo al Vincenzo e a Matteo Messina Denaro, perché rappresentante della provincia di Trapani. Francesco Virga fu “combinato” come “uomo d'onore riservato”.

Dissequestrato, invece, a Paceco, il negozio di frutta e verdura riconducibile a Carmelo Salerno, ritenuto esponente della locale famiglia mafiosa. Lo ha deciso il tribunale del Riesame, accogliendo l'istanza degli avvocati Vito e Salvatore Galluffo.


Il sequestro, disposto dal Gip del tribunale di Trapani su richiesta della Procura, era scattato lo scorso mese di maggio. Ad eseguirlo i carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale, con il supporto dei colleghi del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Trapani.

Secondo quanto ricostruito dagli investigatori sulla base delle risultanze delle numerose attività investigative a carico di Carmelo Salerno, questi avrebbe gestito a Paceco due attività commerciali di compravendita di frutta e verdura, attribuendone fittiziamente la titolarità a propri congiunti al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali. Nel corso dell’indagine è emerso che la titolare dell’attività dimorasse stabilmente in un' altra città, disinteressandosi completamente della stessa. Trasferimento fraudolento di valori in concorso e di autoriciclaggio i reati contestati.
Carmelo Salerno, negli ultimi anni, è stato coinvolto in diverse operazioni antimafia: da Scrigno a Hesperia. Nel processo scaturito dall'operazione denominata Scrigno, è stato condannato, in appello a 12 anni di carcere.