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27/06/2023 10:02:00

Mafia, Sicilia: smantellato clan. In 25 in carcere 

 Un'importante azione condotta dalla Guardia di Finanza, in collaborazione con il comando provinciale di Palermo, ha portato allo smantellamento del clan mafioso operante nel Villaggio Santa Rosalia. Sono state individuate e colpite 33 persone coinvolte: 25 sono state poste in custodia cautelare, una è stata sottoposta agli arresti domiciliari e altre 7 hanno ricevuto l'interdizione dall'esercizio di attività imprenditoriali.

Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di partecipazione e concorso esterno in associazione mafiosa, con l'aggravante dell'associazione armata, trasferimento fraudolento di capitali a vantaggio della Cosa Nostra e traffico di stupefacenti con l'utilizzo di metodi mafiosi.

Nel corso dell'operazione, il giudice per le indagini preliminari ha disposto il sequestro preventivo di 6 attività commerciali operanti nei settori della ristorazione, del commercio al dettaglio di generi alimentari, del trasporto merci su strada e del movimento terra, per un valore totale di circa 5 milioni di euro.

Sono stati impiegati 220 militari della Guardia di Finanza, provenienti dai reparti di Palermo, Caltanissetta, Agrigento, Siracusa e Trapani, per l'esecuzione delle misure cautelari e numerose perquisizioni presso i luoghi di residenza degli indagati.

Secondo quanto dichiarato dalla Guardia di Finanza, le indagini hanno permesso di mettere in luce una consolidata e pervasiva attività criminale legata all'esercizio di un potere economico di controllo nel quartiere Villaggio Santa Rosalia da parte della famiglia mafiosa, inserita nel mandamento di Pagliarelli. Salvatore Sorrentino, uno dei principali esponenti di Cosa Nostra palermitana, sarebbe il capo del clan, mantenendo la sua influenza nonostante la detenzione e mantenendo rapporti diretti e indiretti con i suoi sodali e altri individui vicini al clan.

Le decisioni strategiche sarebbero state prese dai vertici della famiglia mafiosa, che comunicavano tramite messaggi e direttive veicolati dall'esterno del carcere. In particolare, il figlio del presunto capofamiglia, Vincenzo, sarebbe stato coinvolto nel ruolo di supplente del padre, gestendo gli interessi mafiosi ed economico-criminali del clan sul territorio.

Le indagini hanno rivelato che Sorrentino, grazie alle informazioni trasmesse continuamente dal figlio, è riuscito a mantenere il controllo del territorio, confermando costantemente il suo ruolo.