TNel contesto della lotta contro la mafia, il 19 Luglio rappresenta una data cruciale per ricordare l'eccidio di Via Mariano D'Amelio, a Palermo, in cui persero la vita il dottore Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta. Tuttavia, quest'anno la commemorazione si prospetta segnata da divisioni e tensioni tra i diversi fronti dell'antimafia.
La destra siciliana si riunisce in piazza Vittorio Veneto per raggiungere via D'Amelio e rendere omaggio a Borsellino. Parallelamente, un secondo corteo organizzato dalla Cgil e altre sigle sindacali sfilerà dall'Albero Falcone, con l'obiettivo di superare le tensioni che caratterizzarono il corteo dello scorso 23 Maggio. Questa scelta ha generato ulteriori attriti, alimentando una voglia di rivincita tra associazioni, comitati studenteschi e collettivi.
Le tensioni si intensificano anche a causa delle relazioni tra le figure antimafia e personalità che suscitano controversie. La Fondazione di Maria Falcone, sorella del magistrato Giovanni Falcone, collabora con le istituzioni regionali e comunali, nonostante alcune critiche riguardanti i legami con esponenti politici sospettati di avere rapporti con la mafia. Inoltre, il manifesto delle sigle aderenti al corteo del 19 Luglio critica la presidente meloniana della commissione Antimafia, Chiara Colosimo, definendo la sua elezione "inopportuna" a causa dei suoi legami con Luigi Ciavardini, condannato come esecutore materiale della strage di Bologna.
La sera del 19 Luglio si svolgerà la tradizionale fiaccolata, organizzata da gruppi e movimenti vicini alla destra siciliana. Tuttavia, anche questa manifestazione non è immune da polemiche, poiché alcuni sostengono che negli ultimi anni l'atmosfera sia cambiata, perdendo l'unità e gli applausi reciproci del passato.
In tutto ciò, emerge un terzo fronte, quello delle celebrazioni ufficiali, che evidenzia una spaccatura ancora più dolorosa: la famiglia Borsellino e il movimento delle Agende Rosse. Le Agende Rosse insistono sulla questione della Trattativa Stato-mafia, nonostante la sentenza definitiva della Cassazione, mentre la famiglia Borsellino ha una visione diversa. I figli di Paolo Borsellino non credono che la sua morte sia stata causata dal suo impegno contro la trattativa, ma ritengono più plausibile che sia stato assassinato per il suo interesse sul rapporto mafia-appalti del Ros dei Carabinieri.
Le divisioni e le tensioni raggiungono il loro culmine in vista del 19 Luglio, mettendo in secondo piano la richiesta di verità e giustizia sui mandanti del massacro di Paolo Borsellino e i loro complici. La figura del ministro della Giustizia Nordio aggiunge ulteriori controversie, con le sue dichiarazioni sulla revisione del concorso esterno per associazione mafiosa che hanno sollevato unanime dissenso in Sicilia.
Nonostante le divisioni e le contrapposizioni, il presidente del Tribunale di Palermo, Piergiorgio Morosini, cerca di promuovere un confronto pacifico aprendo le porte del palazzo di giustizia a coloro che ormai non dialogano più. Tuttavia, l'obiettivo centrale di ottenere verità e giustizia sui mandanti dell'eccidio di Paolo Borsellino e sul depistaggio