Adesso la paura è l’acqua in autunno. Perchè le centinaia di ettari andati in fumo in questo giorni in Sicilia sono diventate terre aride, secche, che non riescono ad assorbire la pioggia che arriverà in autunno. E se arriva forte, se arrivano le bombe d’acqua, il rischio sono le inondazioni.
Così, il presidente della Regione, Renato Schifani, si lascia alle spalle gli incendi (“il peggio è passato”) e parla di un piano da 100 milioni di euro in vista dell’autunno e del rischio bombe d’acqua. Per pulire i fiumi, sistemare gli argini, fare quelle opere di prevenzione che dovrebbero esserci a prescindere.
Però questi sono i giorni della conta dei danni, dell’analisi su cosa è successo. Su come ha lavorato la macchina dell’emergenza. Anzi su come si è fatta trovare, perchè uno dei punti centrali in quello che è successo è che il sistema di soccorso spesso si presenta con le armi spuntate. Pochi uomini, pochi mezzi e strumenti. Combattere a mani nude con il fuoco non è facile. Da qui arriva anche l’accusa dell’arcivescovo di Palermo, Lorefice, che ha chiamato in causa la politica per quello che è successo, per le responsabilità che ha nel tutelare il territorio e i cittadini.
E la politica, qui, ad esempio, fa girare i vigili del fuoco senza assicurazione e uniformi. Non compra mezzi, e se lo fa non sono adatti.
“Non siamo eroi” dicono i pompieri, perchè altrimenti si coprirebbe l’assenza dello stato e le condizioni proibitive in cui lavorano. Nei giorni d’inferno c’è stata una foto simbolo, come sempre accade in queste tragedie, dei vigili del fuoco stremati. In Sicilia ci sono circa 3 mila vigili del fuoco, ce ne dovrebbero essere 300 in più, spiegano i sindacati, che sottolineano anche le preoccupanti condizioni di sicurezza lavorano i pompieri. Molti vigili non hanno l’assicurazione Inail per gli infortuni. Anche l’equipaggiamento è carente. Due divise, e il rischio è di portare a casa sostanze cancerogene.
Le responsabilità della politica, ad ogni livello. C’è ad esempio un sistema molto utile che dovrebbe aiutare la prevenzione, cioè il catasto degli incendi. Serve per censire i terreni incendiati e nei quali per 10 anni, ad esempio, non si può costruire, pascolare, deve sostanzialmente tornare, senza l’intervento dell’uomo, al suo stato prima di essere stato incenerito. E’ uno strumento che, se fatto funzionare, scoraggia i piromani spesso mossi da interessi economici di riutilizzo del terreno bruciato. I comuni dovrebbero aggiornare ogni anno il catasto degli incendi, ma neanche a dirlo si è molto indietro su questo fronte.
Nello Musumeci, oggi è ministro della Protezione civile, fino a un anno fa era presidente della Regione. Oggi parla di cura del territorio, e se la prende con l’Europa perchè non dà i soldi per comprare mezzi e fare prevenzione.
Ma ha sul groppone una serie di cose. Ne citiamo due. Il fatto di aver comprato, quando era presidente della Regione, dei droni antincendio che non sono serviti a nulla. Su 88 droni comprati, 85 erano di tipo “non professionale”, cioè non avevano telecamera termica,non erano impermeabili e non erano dotati di rilevatori di ostacoli.
E poi ci sono invece quei mezzi che non ha comprato. Cioè i 122 mezzi antincendio previsti nel piano “incendi boschivi” sottoscritto nel 2020, per una spesa di 25 milioni di euro. Le ultime immatricolazioni sono del 2014.
Per vedere qualche canadair, che oggi Musumeci reclama, invece si deve aspettare il 2027 fa sapere la società fornitrice.
PETIZIONE PER PREVENZIONE
Parte da Palermo, una delle città più colpite in questi giorni dall'emergenza incendi, la petizione al Governo perché sia destinato un miliardo di euro all'acquisto di Canadair e ad interventi di prevenzione del rischio incendi e del rischio idrogeologico.
La petizione è stata lanciata dall'Associazione InformaGiovani, dopo che la Sottosegretaria per la Difesa Isabella Rauti ha confermato l'interesse del Governo per l'acquisto di almeno 100 carri armati Leopard 2 con un costo di diversi miliardi di euro.
"La difesa della Patria - affermano i promotori della petizione, si fa anche con gli interventi di prevenzione e contrasto degli effetti del cambiamento climatico. In queste ore è evidente che l'Italia non ha, per esempio un numero adeguato di mezzi aerei per il contrasto degli incendi, e che il personale è di almeno il 30% inferiore alle necessità.
Per questo chiediamo che almeno un miliardo di euro dei 4 destinati all'acquisto dei carri armati sia destinato all'acquisto di Canadair e per finanziare interventi di prevenzione del rischio incendi e del rischio idrogeologico." La petizione è online su https://ignet.eu/petizione
“PER SCHIFANI GLI INCENDI NON ERANO UNA PRIORITA’”
"Zero, nemmeno il più piccolo accenno. La parola incendi nel discorso programmatico che Schifani ha tenuto lo scorso 1 dicembre all'Ars non è nemmeno menzionata. E questo la dice lunga sull'impegno che il suo esecutivo avrebbe messo per arginarli e prevenirli, nonostante i roghi, quello stesso anno e negli anni precedenti, avessero distrutto vastissime aree di macchia mediterranea”.
Lo afferma il capogruppo del M5S all'Ars, Antonio De Luca.
“Nelle 19 pagine del 'libro dei sogni' illustrato all'Ars – dice Antonio De Luca - il freschissimo presidente della Regione ha messo di tutto, dal mercato del lavoro, alla lotta alla corruzione, dalla sanità, alla viabilità, al trasporto pubblico locale, dai rifiuti, alla valorizzazione del patrimonio agroalimentare e via discorrendo. Nulla, nemmeno un accenno, sugli incendi e cosa fare per prevenirli. Una riflessione a questo punto è d'obbligo: visto che l'esperienza ci insegna che la stragrande maggioranza dei progetti annunciati con enfasi dagli scranni di sala d'Ercole è da sempre destinata a rimanere sulla carta, cosa succederà per quelli nemmeno annunciati e che, evidentemente, sono in fondo, ma molto in fondo, nella scala di priorità dell'azione governativa? Ci auguriamo, almeno, che il disastro di questi giorni apra gli occhi a Schifani e che il governo cominci a turare qualche falla e soprattutto, a programmare subito gli interventi per il prossimo anno”.
“Sugli incendi e su cosa sta facendo il governo – conclude Antonio De Luca - abbiamo moltissimo da chiedere a Schifani e pertanto chiediamo con forza che il presidente dell'Ars Galvagno calendarizzi sul tema, prima della chiusura estiva, la seduta ad hoc che abbiamo sollecitato più volte. A Schifani chiediamo di trovare tempo e modo per intervenire, visto che finora non si è visto quasi mai a sala d'Ercole, nonostante lui stesso avesse sottolineato, sempre nel suo discorso programmatico, che sarebbe stato presente tutte le volte che sarebbe stato necessario, perché, parole sue testuali, è 'un parlamentarista convinto'. E meno male, pensa se il Parlamento gli fosse stato antipatico...”