Il sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, ha completato la squadra di giunta, gli ultimi ingressi sono Giuseppe La Porta, Alberto Mazzeo, Giuseppe Pellegrino ed Andrea Vassallo.
In totale gli assessori di Trapani sono nove, i primi ad essere indicati sono stati Rosalia D’Alì, Andreana Patti, Lele Barbara, Enzo Abbruscato e Giuseppe Virzì. Gli assessori che sono in giunta e che sono pure stati eletti al consiglio comunale si dimetteranno, lasciano spazio allo scorrere della lista, quindi al primo o alla prima dei non eletti.
Nel frattempo il candidato sindaco non eletto, Maurizio Miceli, entrato in consiglio comunale, dunque capo dell’opposizione, ha presentato ricorso, nello specifico evidenzia la violazione di alcuni articoli del D.L. numero 3 del 1960, del Presidente della Regione Siciliana, sull’eccesso di potere, e anche la violazione dell’articolo 97 della Costituzione. Sono trenta le sezioni sotto tiro, secondo Miceli infatti in quelle sezioni ci sarebbero state delle irregolarità, l’udienza è stata già fissata per il 7 novembre e qualora fossero appurate le irregolarità a quel punto le 30 sezioni sarebbero chiamate di nuovo al voto.
Miceli non si dà per vinto e a novembre si potrebbero avere delle sorprese. Lo abbiamo intervistato .
Il coordinatore di Fratelli d’Italia cerca anche di mettere ordine nel suo partito: “Sul dibattito che si è alimentato nelle scorse settimane in ordine a possibili dissidi interni al partito provinciale è il caso di muovere qualche chiarimento. Il partito, alle ultime competizioni elettorali, ha dimostrato di conseguire importanti risultati, vantiamo l’adesione di oltre quaranta amministratori locali in tutta la Provincia, dirigenti e circoli in ogni Comune. Il partito all’unisono si sta impegnando per far fronte, di concerto con i governi regionali e nazionali, alle problematiche annose e a quelle emergenziali, come gli incendi che hanno devastato buona parte del nostro verde danneggiando, immobili pubblici e privati, specialmente nella zona di Erice e San Vito Lo Capo, compresi complessi come il Parco Archeologico di Segesta. Si sono superati i toni della legittima dialettica politica, scadendo sulla stampa a discutibili uscite che hanno tentato di mettere in discussione l’onorabilità dell’Assemblea Regionale Siciliana, delle forze di maggioranza, del nostro gruppo parlamentare”.
Poi entra nel merito della questione che si è verificata qualche giorno fa con una lettera inviata al presidente dell’ARS ad opera di alcuni iscritti e dirigenti meloniani, capitanati da Giorgio Randazzo, poi arrestato dopo qualche giorno per altre questioni: "Sul documento sottoscritto anche da alcuni iscritti al partito, non essendo mia competenza commentare l’attività dei firmatari non iscritti, ritengo fuori luogo e irrispettoso che questi abbiano posto in discussione la libertà dei parlamentari regionali nell’espressione del loro voto, anche adombrando possibili responsabilità diverse e altre da quelle politiche. Ciò detto della vicenda del ricorso di Bica nei confronti di Catania, su cui tanto ha speculato la stampa, ci tengo a precisarlo, per come sono state definite le procedure, il partito non è stato investito formalmente, rimanendo questo un fatto esclusivamente personale. A breve verrà convocato il direttivo provinciale del partito per chiarire questi aspetti e soprattutto per continuare a immaginare politiche per l’intera provincia e organizzarsi per i nuovi appuntamenti politici dell’anno venturo, rimanendo saldamente nel perimetro del centrodestra di governo.”
Miceli non si schiera, giustamente, ma scaraventa direttamente la responsabilità di faide interne al partito sulla stampa. E’ l’alibi dietro cui adesso si nasconde il partito spostando l’attenzione su altre questioni.
Tanto ha inveito contro Mimmo Turano, chiedendone le dimissioni da assessore regionale, ovvero la rimozione ad opera del presidente Renato Schifani, che mai ha messo mani a questa cosa e che mai rimuoverà Turano per questioni che attengono alle elezioni di Trapani, sostenendo che l’unità del centrodestra non poteva essere minata, tanto tace su Marsala.
L’unità del centrodestra se è vero che è un valore è pure vero che deve essere un atteggiamento coerente e non propagandistico. E quello che sta accadendo in queste settimane non è né l’uno né l’altro. L’unico partito di centrodestra presente in giunta, con il sindaco Massimo Grillo, è Fratelli d’Italia con l’assessore Ignazio Bilardello.
A Marsala nessun partito di centrodestra è in giunta tranne i meloniani e a Palermo questa lettura non è data né per giusta e nemmeno per vincente.
Cosa fare allora? Il coordinatore Miceli dice che farà chiarezza a breve con i dirigenti locali, del resto non si può portare la bandiera della correttezza e della coerenza quando a 30 minuti di distanza da Trapani c’è un partito che va in totale controtendenza rispetto alla predica di un centrodestra compatto.