Negli ultimi giorni si è riaccesa l’attenzione di uno dei più grandi misteri italiani. La strage di Ustica.
Erano le 20.59 del 27 giugno 1980, quando il Dc9 dell’Itavia, in volo da Bologna a Palermo, con settantasette passeggeri a bordo e quattro membri dell’equipaggio, sparì improvvisamente, inabissandosi nelle acque dell’isola di Ustica, nel Mar Tirreno meridionale.
In questi 43 anni sono state tante ipotesi, e sul fatto che l’aereo sia stato abbattuto non ci sono dubbi. Ma mai la verità è venuta completamente a galla, mai le istituzioni (soprattutto quelle militari) hanno chiarito cosa sia successo e perchè.
Negli ultimi giorni, però, l’ex presidente del Consiglio, Giuliano Amato, ha riportato al centro del dibattito pubblico il mistero di Ustica, tirando in ballo la Francia. Un dibattito in cui si percepisce l’assenza di Andrea Purgatori, il giornalista che più di tutti ha tenuto accesi i riflettori sul mistero di Ustica e che per primo è andato oltre l’ipotesi del cedimento strutturale dell’aereo, e ha percepito che gli 81 del DC-9 erano finiti in mezzo da una guerra nei cieli italiani. Omissioni, mezze verità, insabbiamenti, appelli, carte secretate. E’ successo di tutto in questi 43 anni, sui quali è intervenuto nei giorni scorsi l’ex premier.
Le parole di Amato - Qualche giorno fa Giuliano Amato, intervistato da Repubblica, ha detto che sulla strage di Ustica «la versione più credibile è quella della responsabilità dell’aeronautica francese».
Amato sostiene che il DC-9 fu abbattuto per errore da un caccia francese, che voleva colpire un aereo Mig su cui si pensava viaggiasse il leader libico Muammar Gheddafi. Secondo Amato il piano prevedeva di simulare un’esercitazione della NATO, «una messa in scena che avrebbe permesso di spacciare l’attentato come incidente involontario».
Una dichiarazione che ha un certo peso, perchè pronunciata da un personaggio che ha sempre avuto ruoli istituzionali di alto livello. Amato a partire dal 1983 fu sottosegretario alla presidenza del Consiglio, e nel 1986 ricevette dall’allora presidente del Consiglio Bettino Craxi l’incarico di occuparsi della vicenda. Ed è stato anche presidente del Consiglio dei Ministri
Sui giornali italiani sono stati pubblicati diversi articoli in cui si conferma che il coinvolgimento dei francesi resta in effetti, dopo decenni di indagini e di processi, un’ipotesi plausibile, condivisa anche dai familiari delle vittime che in tutti questi anni non hanno mai smesso di cercare la verità.
Dopo le parole di Amato si è sfiorato l’incidente diplomatico e due giorni fa l’ex premier ha parlato davanti alla stampa estera.
"La politica può fare ancora molto, se vuole, per chiarire la vicenda di Ustica e non è detto che sia necessariamente la politica italiana, potrebbe anche essere quella francese: se ho il dubbio che 40 anni fa da un mio aeroporto sia partito un aereo che, pur involontariamente, ha compiuto un disastro simile, non ho bisogno che me lo chieda l'Italia per intervenire.
Al giovane presidente Macron, che aveva due anni all'epoca, mi rivolgo quindi da amico invitandolo a liberarci dalla questione Solenzara". Il riferimento di Giuliano Amato, che oggi ha risposto alle domande dei giornalisti nella sede della Stampa estera, è alla base militare francese in Corsica, luogo di uno dei misteri del caso.
Tutte le ipotesi - Nel 2007 Francesco Cossiga, ex presidente della Repubblica, che nel 1980 era presidente del Consiglio, disse che all’epoca i servizi segreti lo avevano informato che ad abbattere il DC-9 era stato un missile sparato da un aereo francese, partito dalla portaerei Clemenceau al largo della costa meridionale della Corsica. Disse anche che il pilota francese che aveva sganciato il missile si era suicidato per i sensi di colpa.
Da queste dichiarazioni, un anno dopo è partita l’inchiesta della procura di Roma durata 15 anni. Dopo aver convocato e sentito come testimoni Cossiga e Amato, ai tempi sottosegretario alla presidenza del Consiglio. L'iniziativa fece seguito alle dichiarazioni di Cossiga, secondo il quale ad abbattere il DC 9 sarebbe stato un missile "a risonanza e non ad impatto", lanciato da un aereo della Marina militare francese. Agli atti dell'indagine ci sono i verbali di audizione di alcuni piloti francesi, che hanno confermato come quella notte fu intenso il traffico aereo dalla base militare in Corsica. In una sentenza del 2013, poi la Cassazione afferma che la tesi del missile "è abbondantemente e congruamente motivata" e che il fallimento della società Itavia potrebbe essere legato alla "significativa attività di depistaggio" messa in atto negli anni intorno alla vicenda
Il radar di Marsala - Il 6 maggio 1988 arriva una telefonata anonima, in diretta, alla trasmissione di Raitre Telefono giallo, condotta da Corrado Augias. Poco prima in studio si era parlato di un buco di alcuni minuti nelle tracce della stazione radar di Marsala. L’uomo al telefono si qualifica come “aviere in servizio a Marsala la sera dell'evento della sciagura del DC-9” e di quei tracciati dice: “Noi li abbiamo visti perfettamente. Soltanto che il giorno dopo, il maresciallo responsabile del servizio ci disse, praticamente, di farci gli affari nostri e di non avere più seguito in quella vicenda
Le perizie hanno stabilito che il Dc9 dell'Itavia sarebbe stato abbattuto dall'onda d'urto di un missile, che è esploso a poca distanza dalla fusoliera. Esclusa, quindi, la pista della bomba a bordo, una delle ipotesi inizialmente contemplate, come pure l'idea di un cedimento strutturale del velivolo, oppure di una collisione con un altro aereo militare.
In quegli anni, era in corso una guerra dichiarata tra Italia, Malta, Libia, Francia e Stati Uniti, per il controllo dei giacimenti petroliferi del Mediterraneo e la sfera di influenza di Malta, allontanatasi dagli USa per tenere una posizione di neutralità e, quindi, avvicinatasi dapprima alla Libia di Gheddafi e poi all'Italia. In quello stesso periodo, il Tirreno meridionale, era usato dalla Nato per esercitazioni militari. In questo scenario, quindi, si verificarono scontri armati nei cieli e nei mari di quell'area geografica.
Amato in procura?
E'in programma per la prossima settimana un vertice in Procura, a Roma, in cui verrà fatto il punto sull'inchiesta ancora aperta sulla strage di Ustica.
Un incontro a cui prenderanno parte, in base a quanto si apprende da fonti di Procura, il procuratore Francesco Lo Voi, l'aggiunto Michele Prestipino e il sostituto Erminio Amelio, quest'ultimo titolare del fascicolo. Obiettivo è valutare eventuali spazi di manovra e l'eventuale opportunità di sentire l'ex premier Amato dopo le sue affermazioni dei giorni scorsi.