Assolto, lo scorso 3 luglio, dall’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga, con l’aggravante di aver favorito Cosa Nostra, ma condannato (a quattro anni e 4 mesi di carcere) per il tentativo di acquisto di una partita di droga, è tornato in libertà, dopo oltre due anni di carcere, il pacecoto Giuseppe Accardo.
L’ordinanza di scarcerazione è stata emessa in accoglimento della richiesta degli avvocati difensori Natale Pietrafitta e Luigi Pipitone (nella foto).
Accardo ha già lasciato il carcere Pietro Cerulli di Trapani.
Era stato tratto in arresto, assieme ad altri 30, il 5 luglio 2021 a seguito di una operazione antimafia denominata “Gordio” a cura dei Carabinieri dei Ros di Palermo. A capo dei gruppi che, secondo la ricostruzione accusatoria, si sarebbero occupati dei traffici di droga tra la Sicilia e la Calabria, ci sarebbero stati Michele Vitale, dello storico clan "Fardazza", Michele Casarrubbia e Gioacchino Guida, condannati rispettivamente a 6 anni e 8 mesi, 20 anni e 19 anni.
Al pacecoto veniva contestato di aver acquistato un non meglio precisato quantitativo di stupefacente da un gruppo criminale calabrese e, segnatamente, da Rocco Pesce e Michele Grasso. Si è trattato di un fatto che i carabinieri hanno dedotto da alcune conversazioni e pedinamenti all’esito dei quali era emerso che Accardo si fosse recato da Paceco a Reggio Calabria per definire un accordo economico sul prezzo dello stupefacente da acquistare. Le intercettazioni, però, registravano una “truffa” che avrebbe subito il pacecoto, il quale, dopo aver versato il prezzo, non avrebbe ricevuto in cambio lo stupefacente oggetto dell’accordo. Unico fatto, dell’imponente impianto accusatorio, per il quale Accardo è stato condannato a 4 anni e 4 mesi. Il pubblico ministero Alfredo Gagliardi aveva avanzato una richiesta di condanna a nove anni di reclusione.