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12/09/2023 06:00:00

Marisa Leo, eseguita l'autopsia. Almeno tre colpi per ucciderla. Domani i funerali

È stata eseguita ieri l’autopsia sul corpo di Marisa Leo, uccisa mercoledì scorso a Marsala dall’ex compagno Angelo Reina, che poi si è tolto la vita. L’esame autoptico si è svolto all’istituto di medicina legale del Policlinico di Palermo, dove la salma era stata trasferita sabato scorso dal cimitero di Marsala.

 
Ci sono ancora alcuni aspetti da chiarire sull’omicidio
e alcune risposte potrebbero arrivare proprio dall’esame eseguito ieri. Non è chiaro, infatti, quanti colpi di fucile abbia sparato Angelo Reina  all’addome di Marisa, sarebbero stati più di 3. Oppure se ci sia stata una colluttazione, con Marisa che avrebbe tentato di difendersi quando ha capito di essere in pericolo. 


Le indagini continuano per ricostruire quanto accaduto nei giorni e nelle settimane precedenti al femminicidio. Non sono stati ancora trovati i cellulari di Marisa e di Angelo Reina.

I funerali di Marisa Leo si terranno mercoledì, alle 16, nella chiesa Madre di Salemi. 

Continua ad essere una comunità sotto shock quella della provincia di Trapani, da Marsala a Mazara a Salemi, città di Marisa, dove venerdì si terrà una marcia.

Ma sono anche i giorni delle riflessioni, delle analisi, su quanto successo e su cosa bisogna fare per non arrivare ad altri femminicidi.
Antonella Lusseri, giornalista e amica di Marisa Leo, negli anni ha ascoltato il travaglio interiore della 79esima vittima di femminicidio da inizio anno. E si chiede: “Quante Marisa ci sono in questo momento? Quante persone sono succubi di una relazione malata. Marisa ha fatto tutto quello che doveva fare, era dipendente dai sentimenti”. Antonella Lusseri racconta che Marisa aveva denunciato l’ex compagno, le forze dell’ordine, il tribunale, si era mosso. Ma c’è qualcosa che può essere fatto in più? “Bisogna focalizzare l’attenzione sul disturbo sentimentale, sulla dipendenza da amore malato. C’è la dipendenza da alcol, da droga, dal gioco, e può esserci anche quella da amore malato. Lì si può fare qualcosa. Lei ha fatto tutto quello che poteva fare. La causa di tanti morti e sofferenza è l’amore malato. Se qualcosa si può fare è in termini sanitari, cioè un protocollo di intervento che accenda un faro sui soggetti a rischio da aggiungere al codice rosso. Se accendo un faro, se si fa una diagnosi, forse evito un problema e una tragedia”.

 

 

 

“Ho paura di lui”. Marisa Leo aveva denunciato per stalking il suo ex compagno. C'era stato anche un processo, ma, dopo le battute iniziali, Marisa aveva ritirato la querela. Resta però agli atti la sua testimonianza, il suo ricordo degli episodi di ansia e terrore vissuti con l'ex compagno. Dall’inseguimento in strada con l’auto, ai blitz in casa. “Era totalmente fuori controllo” raccontava Marisa ai giudici.

 

 


“Lui intratteva dei rapporti ambigui, non chiari con un’altra donna: una sorta di relazione parallela, coperta da innumerevoli bugie”. Marisa racconta l’illusione che “la gravidanza potesse cambiarlo. Invece i comportamenti irrispettosi sono proseguiti e ho deciso di lasciarlo”. Reina non lo ha mai accettato: “mi scriveva tanti messaggi, tra cui uno in cui diceva che si sarebbe fatto fuori se io non fossi tornata con lui”. Marisa dopo quegli episodi non girava più da sola, ma sempre “scortata”. Quell’essere “fuori controllo” di Reina è un tratto, purtroppo, comune in molti casi di femminicidio. Per questo ci si chiede se si possa (e come) intervenire con ulteriori strumenti rispetto a quelli esistenti.