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19/09/2023 08:08:00

Processo per l'omicidio Titone. La difesa chiede una perizia psichiatrica

 La difesa prova ad attutire i danni per Lara Scandaliato chiedendo una perizia psichiatrica al fine di verificarne la capacità di intendere e volere al momento dell’omicidio, nonché quella di “stare in giudizio”.

E’ stata questa la prima mossa nel processo avviato davanti la Corte d’assise di Trapani (presidente Daniela Troja) per l’uccisione del 60enne pregiudicato marsalese Antonino Titone, ammazzato a colpi di “piede di porco” nella sua abitazione di via Nicolò Fabrizi, nella zona di “Porticella”, nella tarda mattinata del 26 settembre 2022.

Per il delitto, sono imputati Giovanni Parrinello, 42 anni, anche lui pregiudicato, e la compagna Lara Scandaliato, di 30. Nella prima udienza sono state, inoltre, sollevate le eccezioni difensive già respinte dal gup di Marsala Chiara Vicini in fase di udienza preliminare. Alla richiesta di perizia psichiatrica si sono opposti il pubblico ministero Marina Filingeri (in aula anche il capo della Procura di Marsala, Fernando Asaro, e il sostituto Giuseppe Lisella) e il legale di parte civile, l’avvocato Vito Daniele Cimiotta, che assiste una sorella della vittima. Sulle eccezioni e su questa richiesta, la Corte d’assise deciderà il prossimo 16 ottobre. A difendere Parrinello e Scandaliato sono gli avvocati Nicola Gaudino e Salvatore Fratelli. La coppia è accusata anche di rapina, perché dopo l’omicidio si è impossessata del portafogli del Titone, dal quale il Parrinello, arrestato alcune ore dopo dai carabinieri, vantava un credito.

Pare, sia stata questa la causa scatenante del delitto. Fu la Scandaliato, lo stesso giorno dell’omicidio, interrogata dai carabinieri, ad accusare il compagno e a far ritrovare l’arma: un piccolo piede di porco con cui fu fracassato, con 27 colpi, il cranio al Titone. Secondo gli investigatori, alla base del fatto di sangue ci sarebbe stato, molto probabilmente, un vecchio debito non saldato della vittima per una fornitura di stupefacenti. Subito dopo i fatti, in caserma, la donna aveva raccontato di aver aspettato fuori, mentre il compagno colpiva a morte il Titone. Lo scorso 10 giugno, però, anche la donna è finita in carcere. Gli investigatori, infatti, hanno scoperto che la donna non era fuori dall’abitazione del Titone, ma sarebbe stata dentro con Parrinello e avrebbe partecipato al delitto.