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26/09/2023 09:57:00

Droga a corruzione al carcere di Trapani. La Procura chiude le indagini 

 La procura di Trapani ha chiesto il rinvio a giudizio per 31 persone coinvolte nell'operazione Alcatraz che portò alla luce un giro di droga alle carceri di Trapani con la complicità di alcuni agenti di polizia penitenziaria che facevano entrare oltre a sostanze stupefacenti anche telefonini, armi improprie, sigarette e profumi. Merce destinata ai detenuti tra cui esponenti di spicco della criminalità organizzata e ristretti nel reparto Alta sicurezza. La droga arrivava anche mediante l'utilizzo di droni o nascosta dentro palloni di calcio lanciati dall'esterno. Un agente corrotto avrebbe anche avuto rapporti sessuali con la compagna di un detenuto in cambio di favori al recluso. Gli indagati sono accusati a vario titolo, di corruzione, spaccio di droga, abuso d’ufficio, truffa aggravata, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, falsità ideologica, e accesso indebito di dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti.


Dalle indagini,è emerso che Il Pietro Cerulli era un penitenziario molto ambito dalla popolazione carceraria, Indagini culminate, nell'aprile scorso, nell'esecuzuione di 24 ordinanze di custodia, 17 in carcere, 5 agli arresti domiciliari e 2 obblighi di dimora. L' attività investigativa portò alla luce
un sistema di corruzione ben collaudato, che permetteva di far entrare nel carcere telefonini e droga, usando palloni di calcio, scarpe e perfino dei droni.

 Alcuni detenuti nel carcere di San Giuliano potevano fare quello che volevano. Gli agenti di polizia penitenziaria alle carceri di Trapani facevano entrare di tutto: droga, telefonini, armi rudimentali, sigarette, profumi. In cambio di denaro o di prestazioni sessuali elargite, in particolare, dalla compagnia di un detenuto. Ma per “comprarli” bastava anche consegnare loro il biglietto per assistere ad una rappresentazione teatrale o alla finale di Coppa Italia tra la Juventus e l'Inter. 

Quattro ex agenti penitenziari coinvolti - Quattro i poliziotti penitenziari, oggi in pensione, che prestavano servizio alla casa di reclusione trapanese, coinvolti nell'operazione denominata Alcatraz. Uno è stato arrestato. Un altro, ritenuto dagli inquirenti il perno dell'attività corruttiva, è deceduto durante le indagini svolte tra il 2018 e il 2022. Altri due sono indagati.  Dalle indagini è anche emerso che gli agenti infedeli presentavano certificazioni per attestare false malattie per poter così svolgere lavori extra, come fare il buttafuori nei locali notturni. 

L'agente corrotto deceduto durante le indagini - Perno della corruzione, all'interno del Pietro Cerulli, era l'ex agente Francesco Paolo Patricolo, deceduto durante le indagini. Originario di Palermo, era accusato di aver introdotto droga e telefonini in cambio di denaro: 500 euro a consegna. Soldi, ma non solo. Perchè in cambio di favori, l'indagato riceveva anche biglietti per il teatro e anche un biglietto per assistere alla finale di Coppa Italia tra la Juventus e l'Inter.

Tra i detenuti un camorrista e un esponente della Sacra Corona Unita - In particolare l'ex poliziotto penitenziario avrebbe fatto avere telefonini cellulari a Nicola Fallarino, originario di Benevento, esponente della camorra e a Davide Monti, di Bari, affiliato alla Sacra Corona Unita. Il camorrista, inoltre, avrebbe ricevuto telefonini cellulari nascosti in un pallone di calcio che Roberto Fallarino avrebbe lanciato all'interno della casa circondariale mentre Vincenzo Piscopo faceva da “palo”. Le telecamere, piazzate dagli investigatori, hanno immortalato la scena. Patricolo, poi, era solito presentare certificazioni per attestare false malattie e dedicarsi così a lavori extra, come quello di buttafuori nei locali notturni.

L'ex comandante non ha denunciato un pestaggio - Non è coinvolto nell'attività corruttiva – droga e telefonini cellulari ai detenuti in cambio di soldi e prestazioni sessuali -, ma a Giuseppe Romano, all'epoca dei fatti comandante delle carceri di Trapani, viene contestato di aver omesso di denunciare il pestaggio subito da un detenuto ad opera di agenti della polizia penitenziaria. L'episodio di violenza avvenne il 16 marzo del 2020.

Sesso in cambio di favori - In carcere è finito l'ex agente ora in pensione, Giuseppe Cirrone che in cambio di favori ad un detenuto avrebbe avuto rapporti sessuali con la compagna del recluso. Favori che consistevano nel consentirgli di fare telefonate e videochiamate al di fuori dei tempi e dei modi previsti dall'ordinamento penitenziario e alla donna con la quale si intratteneva, prometteva di fare avere al compagno ulteriori permessi, millantando di poter intercedere con il magistrato di sorveglianza.
Altro poliziotto “infedele” indagato è Antonino Urso, che avrebbe introdotto in carcere un profumo consegnato ad un detenuto.