Non era il proprietario dell’area sequestrata dai vigili urbani nel marzo 2021 alla periferia di Marsala a scaricarvi i rifiuti. Lo ha stabilito il giudice Riccardo Alcamo, accogliendo le argomentazioni dell’avvocato difensore Luigi Cassata, nel procedimento che ha visto imputati l’anziano proprietario del terreno (G.C.) insieme a F.C., esecutore di alcuni lavori nell’area (20 mila metri quadrati in contrada Amabilina), che adesso è stata dissequestrata.
Il proprietario, era accusato, in concorso con F.C., di una serie di reati ambientali ed urbanistici. E in particolare di aver allestito e gestito nella sua proprietà una discarica abusiva e dato alle fiamme i rifiuti. “All’epoca – sottolinea l’avvocato Cassata - la stampa parlò di una maxi discarica.
Effettivamente i rifiuti presenti erano ingenti, così nel marzo 2021, la Polizia municipale, dopo una serie di appostamenti, avvistati i mezzi meccanici del F.C. presenti all’interno della proprietà del G.C. e verificato l’alterazione dello stato dei luoghi, eseguì il sequestro del terreno”. Sequestro poi convalidato dalla Procura in vista della sua definitiva confisca. Secondo il Testo unico ambientale, nel caso di condanna o di patteggiamento della pena per i reati di gestione di discarica abusiva e di combustione illecita di rifiuti, la confisca del terreno è, infatti, obbligatoria. Nel corso delle indagini, però, l’avvocato Luigi Cassata, attraverso una complessa attività investigativa, è riuscito a dimostrare che non si trattava di gestione di discarica abusiva, ma che il vasto terreno, non recintato, era luogo dove altri scaricavano rifiuti ai danni della proprietà. Quindi, venute meno le ipotesi di reato più gravi (gestione di discarica ed illecita combustione di rifiuti), il legale ha chiesto e ottenuto la definizione anticipata del procedimento attraverso il patteggiamento per i residui reati minori, che non consentono la confisca del terreno. Il Gup Riccardo Alcamo ha accolto la richiesta della difesa e con sentenza di applicazione della pena (6 mesi di arresto e 6 mila euro di ammenda, pena sospesa) ha disposto il dissequestro e la restituzione del bene al suo proprietario poiché non esistevano più i presupposti per la confisca. Nel frattempo, l’area è stata completamente bonificata a spese del proprietario, che ha interesse a vendere. “In un simile contesto – ha dichiarato l’avvocato Cassata - l’obiettivo principale per il mio assistito, che ha provveduto anche alla bonifica integrale, era quello di evitare la confisca di una vasta estensione di terreno appetibile al mercato, che per anni è stata oggetto di illeciti depositi di rifiuti da parte di terzi. Obiettivo raggiunto”.