Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
03/10/2023 09:00:00

La politica a Marsala, l'egemonia culturale e quella degli "amici"

 Egemonia Culturale. È un concetto espresso dal segratario e tra i fondatori del Partito Comunista Italiano, Antonio Gramsci, elaborato in carcere durante il regime fascista. Per il filosofo: deve essere un gruppo sociale in grado di convincere e mutare le coscienze e il modo di pensare, attraverso una pluralità di attività di carattere ideale e culturale tese a organizzare il più ampio consenso attorno ai propri valori,mansioni dirette dagli intellettuali.

Un partito che, come intellettuale collettivo, sappia realizzare una riforma morale finanche speculativa, come mezzo di direzione e d'attuazione di un programma concreto, si colleghi con altri strati sociali nella consapevolezza della complessità della struttura sociale dei Paesi occidentali e sia politicamente attrezzato per passare da una battaglia di movimento a guerre di posizione che costituiscono la differenza fra il processo condotto in Russia e quello in Occidente nel raggiungere l'obiettivo rivoluzionario.

Nel tempo l'idea ha contrapposto gli 'ortodossi' ed 'eterodossi' del comunismo in una lettura che riproduce lo schematismo della divisione tra struttura e sovrastruttura, il modo in cui l'ideologia di Karl si è immaginato il rapporto tra le condizioni materiali, attinente alla produzione, ossia la struttura, gli aspetti culturali, istituzionali e politici che illustrano una qualsiasi società, vale a dire la sovrastruttura. L'intenzione del politologo era creare un'entità con una intellighenzia che formasse la classe operaia, una fusione che unisse le due componenti. Un'idea nuova, 'riformatrice' rispetto alla dittatura del proletariato, ma con il fine supremo della tutela dei lavoratori.

Innovatore, ma nel solco Leninista, che avversava Stalin. La supremazia esercitata dal sindaco lilibetano Grillo, nella campagna elettorale VentiVenti non è stata intellettuale, tutt'altro, ma è stata delle liste, nove, con una pletora di candidati a Sala delle Lapidi, più di duecento, che gli portarono in dote più di 4.000 voti rispetto ai suoi, d'aspirante a quartiere spagnolo, con una maggioranza 'bulgara': 21 consiglieri eletti su 24. Nel triennio successivo si è affidato al 'dominio' di Sturiano che, a sua volta, ha scelto Gerardi, suscitando il malcontento - perifrasi - di alcuni cultori della politica che l'avevano appoggiato: Lo Curto, Pellegrino, Ruggieri, Gandolfo, Galfano. Tornando a Gramsci: "[…]la teoria per semplice estensione si fa pratica, cioè affermazione della necessaria connessione tra l’ordine delle idee e quello dell’azione". Quella del primo cittadino lilibetano è ormai palese. L'egemonia imposta è quella degli 'amici', la culturale è una chimera.

Vittorio Alfieri