"Mille e novecento euro al giorno", "40mila euro al mese", sono le somme che avrebbe incassato come rimborsi il rettore del'Università di Messina Salvatore Cuzzocrea in cinque anni. Cuzzocrea avrebbe incassato una cifra totale di ben 2milioni e 200mila euro.
Lo ha denunciato il componente del senato accademico dell'università messinese Paolo Todaro, che ha inviato una comunicazone al ministri dell'Università Anna Maria Bernini e dell'Economia Giancarlo Giorgetti e al collegio dei revisori dei conti dell'Ateneo.
I rimborsi milionari sarebbero serviti a pagare materiali, servizi di attività di ricerca e di laboratorio, giornali e riviste, manutenzione ordinaria e riparazioni di attrezzature, carta, cancelleria e stampanti, missioni e trasferte, servizi di rappresentanza, quote di associazioni ecc.
Todaro ha spiegato che “la voce che assorbe la parte più significativa delle risorse è relativa ai materiali per attività di ricerca e di laboratorio durante tutto il periodo 2019-2023, i pagamenti complessivi sono oltre 1 milione e 500mila euro, che equivale al 70% dei rimborsi totali effettuati a vantaggio del rettore Cuzzocrea".
Tra qualche mese le elezioni accademiche. Cuzzocrea (figlio d'arte: il padre Diego è stato rettore della stessa università dal 1995 al 1998) terminerà il suo rettorato il prossimo 17 aprile, dopo sei anni caratterizzati da tante inaugurazione di nuovi spazi e corsi di laurea ma anche polemiche per la gestione dei fondi universitari. Alla lettera di Todaro - datata 8 settembre - ha già fatto seguito la risposta dei revisori dei conti, i quali promettono di dare "corso ai dovuti accertamenti, nei limiti delle proprie istituzionali competenze, precisando che le spese dell’Ateneo sono oggetto di costante monitoraggio, sia in sede di verifiche trimestrali di cassa sia di accertamenti prodromici all’approvazione dei documenti di bilancio".
La risposta di Cuzzocrea - "È tutto regolare, è la solita macchina del fango", si è difeso dalle accuse il rettore. "I revisori hanno già risposto ed il Ministero pure. Sono fondi per la ricerca scientifica - ha poi continuato - l'entità dei rimborsi è legata all’entità della ricerca: 261 pubblicazioni in cinque anni, oltre 20 professori, altrettanti dottorandi e assegnisti nel gruppo. Tutte attività accertate e rendicontate, rimborsate non con fondi dell’Ateneo ma in conto terzi per la ricerca. Cioè attraverso privati che finanziano l’attività di ricerca svolta come docente, e non come rettore - ha infine concluso - una attività riconosciuta da Stanford tra le prime al mondo".