Tra le persone indagate e in questo caso finite in manette la settimana scorsa nell'operazione antimafia “Scialandro”, che ha portato alla luce le interferenze della criminalità organizzata all’interno del Comune di Custonaci e nella quale, tra gli altri, sono stato arrestati l'ex vice sindaco Carlo Guarano, diversi nomi storici della mafia di Custonaci, mentre è indagato anche l'ex Sindaco Peppe Morfino, vi è Francesco Todaro, 68 anni, soprannominato “il tragediatore” e ritenuto dagli inquirenti il reggente della famiglia mafiosa di Valderice.
L'operazione Scialandro” dal nome dello scoglio che si erge davanti alle coste di Custonaci, è stata coordinata dalla Dda di Palermo e condotta da Dia, Polizia e Carabinieri. 21 le persone arrestate, di cui 4 ai domiciliari, su 37 indagati. Tra loro diversi esponenti politici, imprenditori ed esponenti di spicco della famiglia mafiosa locale e del territorio.
Chi è Francesco Todaro - Il pm contesta a Francesco Todaro il reato di associazione mafiosa per aver fatto parte con funzioni direttive e organizzative della famiglia mafiosa di Valderice, e aver intrattenuto contatti con altri appartenenti a Cosa nostra in altri territori. Todaro è stato condannato per associazione mafiosa dalla Corte d’Appello di Palermo ad aprile del 2002, con sentenza definitiva il 15 aprile del 2003. In quella sentenza fu confermato che l’ovile di contrada Ragosia a Valderice, di proprietà di Francesco Todaro e del fratello Giuseppe Todaro era luogo abituale di riunioni e incontri tra uomini di Cosa nostra del luogo e punto di riferimento per gli “uomini d’onore” delle “famiglie” mafiose di Palermo, quando questi dovevano incontrarsi con gli associati del Trapanese.
Capo non visto bene da molti sodali - Per un ammanco di 50mila euro dalla cassa della famiglia mafiosa valdericina - denaro frutto di estorsioni - Todaro era ritenuto il responsabile, e per questo non era ben visto come “capo” dagli altri sodali. Per quell’episodio ci fu anche l’intervento di Messina Denaro. Il boss, morto lo scorso 25 settembre, scrisse una lettera, affidandola al cognato Filippo Guttadauro, con un ordine perentorio: “Mettetevi in riga”. In seguito a quella missiva, Francesco Todaro, sarebbe stato condotto in un villino abbandonato di Pizzolungo, dove venne picchiato. Todaro si sarebbe difeso, accusando dell’ammanco i “santovitari” che avevano eseguito, però, l’estorsione per conto dello stesso Todaro.
“fa solo tragedie” - Del ruolo di capo della famiglia mafiosa di Valderice ne parlano Giuseppe Maranzano e Gaetano Barone coinvolti nell’inchiestas Scialandro – Nella conversazione intercettata il 3 dicembre 2021 si fa cenno al potere esercitato in quel territorio da Todaro. “Ma qua siamo nella zona di mio cugino?”. E in altra conversazione intercettata il 26 aprile 2021 lo stesso Barone conferma il ruolo apicale di Todaro: “No, quello che fa lui… iddu…. iddu…. perché lui per il compito che aveva lui, messo in un posto di questo in base a chi è e che ce lo ha messo… lui, il compito di lui era: mantenere calmo il territorio e se c’era qualcuno che sconfinava da quel lato fare sempre le difese di questo lato, mentre invece, lui, fa solo tragedie e cerca di fare litigare pure quelli di qua stesso. Nella stessa intercettazione si evidenzia che il Todaro aveva assunto il ruolo direttivo per volere dei Virga, senza neppure avere dimostrato di essere in grado di fare il soldato. Così Maranzano: “Lui si è montato il cervello invece… ed è convinto che ha salito lo scalone… l’ultimo!”. Barone: “Sì si… …. Che non ha fatto mai il soldato… …. E l’ho sentito io che parlava con quello… lui il soldato non l’ha fatto mai… minchia”.
Todaro chiamato a risolvere problemi e contrasti nella sua zona - Gli investigatori dell’operazione “Scialandro” nel corso delle indagini, si imbattono in delle intercettazioni in cui Todaro, in virtù della sua posizione ai vertici della famiglia mafiosa di Valderice, è chiamato a risolvere problemi e contrasti che insorgono in seno alla famiglia mafiosa della zona. Todaro è visto come un “tragediatore” ma tutti comunque gli riconoscono sia l’appartenenza sia il ruolo di capo famiglia. Lo fanno costantemente nelle intercettazioni i sodali: Maranzano, Manzo, Gaetano Barone, Giuseppe Costa ma anche soggetti costretti a intrattenere rapporti con Todaro.
L'intervento per la compraventita di un gregge di percore - Tra gli interventi di Todaro come capo della famiglia mafiosa di Valderice vi è quello nella vicenda del pastore Angelo Vito che doveva vendere un gregge di pecore ai Centonze di Marsala, i quali, però, vantando l’appoggio di Todaro, poi, avevano rifiutato il pagamento, avanzando pretese, in forze di alcune usanze locali, riguardo alle terre sulle quali queste pascolavano e sulla c. d. “vasca da latte”. Nell’intercettazione del 7 maggio 2021 Tra Vito Manzo e Giuseppe Maranzano si evidenzia il fatto che il pastore Angelo Vito, a fronte delle pretese dei Centonze e del mancato pagamento pattuito, si era rivolto a Todaro: (“Quello lo mandarono li da…. mio compare… a mio compare lo hanno mandato dà n’capo: vacci a domandare - dice - e vedi che cosa ti dice… che cosa ti consiglia di fare il paesano vostro… E mio compare c’è andato: io … io sto vendendo a parlare perché sono un poco preoccupato, sono un poco preoccupato, non so, mi devo riguardare), nell’occasione era stato rassicurato (“ ci sono io nel mezzo - dice - e per tanto, loro devono pagare e basta!... … questa gente ha sempre pagato, ma, ancor di più essendoci lui nel mezzo avrebbero certamente pagato!”). Dalla successiva intercettazione della conversazione tra figli di Giuseppe Maranzano e Angelo Vito, si ha la conferma della conclusione dell’affare con il pagamento da parte dei Centonze, come auspicato dal pastore Angelo Vito ed ottenuto grazie all’intervento di Francesco Todaro ( “Angelo Matteo:... poi li vedo parlare con mio padre, però loro hanno fatto finta che non mi conoscevano, hanno portato ventimila euro in contanti, tutti a mazzette di cinquemila e gli altri hanno fatto assegni “ e piedi piedi fanno sapere che pagano”).
La ricerca degli autori del furto di un trattore - Altro episodio che ha visto l’intervento in prima persona di Todaro, indicativo del ruolo di capo della famiglia mafiosa di Valderice è quello che riguarda la ricerca degli autori del furto di un trattore avvenuto a Valderice l’11 ottobre 2019 ai danni dei custonacesi Antonino Spada e Giovanni Battista Spada. Per questa ricerca, ai fini del recupero del mezzo, si attiva anche Giuseppe Costa assieme a Antonino Mazzara, per conto della “famiglia” mafiosa di Custonaci, rivolgendosi a Francesco Todaro il giorno successivo al furto del trattore.