A Castelvetrano c’è un mondo social convinto dell’esistenza di un’emergenza microcriminalità, dovuta alla presenza dei centri temporanei di accoglienza per minori. E il fatto che dal Comitato per l’ordine e la sicurezza sia emerso che anzi i reati in città siano pure diminuiti rispetto all’anno scorso, non ha modificato granché questa convinzione. C’è un nutrito gruppo di persone che diffida dei dati statistici forniti dai vertici provinciali delle forze dell’ordine. E poco importa se questi siano stati riscontrati anche dal procuratore della Repubblica di Marsala.
Qualcuno ha detto che se le denunce sono in calo, ci saranno reati che non sono emersi. Vero. Ma pensare che possano essere un numero tale da costituire un’emergenza, non ha molto senso. Le emergenze, in quanto tali, non rimangono mai sommerse. Se no, che emergenze sarebbero?
Certo, le cose succedono, come il pestaggio davanti allo stadio di qualche giorno fa. Ma nessuno se la sentirebbe di parlare di allarme ed evitare di andare a vedere le partite della Folgore per paura degli episodi di violenza. Il punto, purtroppo, sta nel considerare gli accadimenti episodici come segnali di una pericolosa deriva. E, se un giornale on line locale ne amplifica la portata, ecco che attraverso i social si assisterà ad un effetto valanga difficilmente controllabile.
A Castelvetrano sembra essere successo proprio questo (ne abbiamo parlato qui), anche se probabilmente ci troviamo ancora in una fase reversibile: pochi episodi di piccola delinquenza, un paio di scippi in centro, qualche atto vandalico e perfino un apprezzamento di troppo ad una studentessa locale, sono diventati un grave allarme, fino a produrre preoccupanti (quelli si) commenti su Facebook.
C’è chi scrive che non si può più camminare, perché questi vanno in giro a gruppi che, in questa percezione da allarme, diventano gang pronte a colpire. C’è chi invita il prefetto a farsi una passeggiata al corso la sera “e così le statistiche vediamo quanto valgono”. Qualcuno invoca l’esercito e qualcun altro se la prende col sindaco. E sì, perché è lui che deve difendere i suoi castelvetranesi dagli “invasori”. E quindi, che si svegliasse, se no “va a finire che tra un po’ questi si prenderanno anche le nostre case”.
Una parte dell’opposizione politica ne ha approfittato per gettare benzina sul fuoco (ogni occasione è buona per mettere in difficoltà il sindaco). Ecco allora che in consiglio comunale c’è chi ha chiesto più controlli. E alla fine, la dirigente della nuova Dc di Cuffaro l’esercito lo ha invocato davvero.
Ma a preoccupare sono i tanti commenti di tenore violento.
Ci sono quelli che scrivono che si faranno giustizia da soli. Altri che, se succedesse qualcosa ad un membro della sua famiglia, non denuncerebbe, perché tanto non servirebbe a nulla, ma lo andrebbe “a cercare. E il primo che lo difende avrà il resto”.
Uno dei commenti con più like è questo: “Secondo me dobbiamo cominciare a difendere la nostra Castelvetrano a modo nostro, come una volta, cominciamo ad uscire la sera noi maschietti x un giro qua e là a gruppo di 10/20 persone e tutti quelli troviamo x la via gli facciamo passare 10 minuti di pura adrenalina e se c’è bisogno pure di giorno, poi vediamo se continuano”.
La speranza è che la buona politica e l’associazionismo, oltre a riprendersi gli spazi della città abbandonati al degrado, possano anche mettere un freno a questa deriva social che vede nel nero il principale male della città. Magari riflettendo anche sui cinque ragazzi morti a Selinunte, insieme ai loro sogni. Annegati a 50 metri dalla riva, dopo che la loro barca da 10 metri, partita dalla Tunisia aveva preso una secca.
Egidio Morici