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31/10/2023 06:00:00

Chi è Mariano Minore, l'ultimo esponente della storica famiglia mafiosa di Trapani

 Imprenditore agricolo e pilota automobilistico per passione, doveva disputare una gara dal 17 al 19 novembre in provincia di Salerno, Mariano Minore, il trapanese 71enne, arrestato la settimana scorsa nel corso dell’operazione antimafia “Scialandro” che ha portato al fermo di altre 20 persone - sono 37 gli indagati totali - e che ha permesso di fare luce sul sistema di rapporti e di interessi tra la politica e la criminalità organizzata a Custonaci.

Chi è Mariano Minore - Mariano Minore è “figlio e nipote d’arte” se così si può dire. Suo padre è Calogero Minore, arrestato nel 1986, poi morto per cause naturali nel 1998, prima che le condanne divenissero definitive. Lo zio è, invece, lo storico boss di Trapani, Totò Minore, ucciso dagli uomini di Totò Riina nel 1982. Entrambi sia il padre che lo zio di Mariano Minore sono stati i reggenti della “famiglia” e del “mandamento” mafioso di Trapani, prima che entrassero in contrasto con Riina che fece uccidere Totò nel corso di un summit di mafia che si tenne a Palermo.

La caduta in disgrazia dei Minore, il ritorno e le accuse - Con la caduta in disgrazia dei Minore anche Mariano, ha dovuto rimanere nella retroguardia ed aspettare tempi migliori che gli avrebbero consentito di recuperare un ruolo di primo piano, storicamente ricoperto dai Minore nella consorteria mafiosa di Trapani. Così è stato fino alla settimana scorsa, quando Mariano Minore è stato arrestato. Le accuse mosse nei suoi confronti dal pm, si legge nell’ordinanza del gip Alfredo Montalto sono: di far parte della famiglia mafiosa di Trapani assieme a Pietro Armando Bonanno, Santo Costa, Francesco Lipari, Gaetano Gigante, Luigi Grispo, Vittorio Giuseppe Grispo, Vito Peralta, ed altri di “cosa nostra” trapanese, mantenendo un continuo scambio di comunicazioni con i mafiosi di altri territori, finalizzato, tra l’altro, all’acquisizione in modo indiretto di attività economiche o beni immobili, alla composizione di controversie economiche ed al controllo del territorio.

L'attesa che passi il predominio della "gentaglia" - Per capire come Mariano Minore sia inserito nella famiglia mafiosa trapanese è indicativa una intercettazione del 9 giugno del 2021, nella quale lo stesso Mariano Minore rivendica la sua coerenza ribadita all’allora reggente della famiglia Trapanese Francesco Pace e la volontà di attendere la fine del predominio della “gentaglia” che lo ha costretto a mettersi da parte.

Le intercettazioni, Mariano Minore:... perché ognuno di noi nasce con una “stidda”.... e ora settant’anni mi posso modificare? No! allora preferisco rimanere quello che sono… però fermo! Messo a dormire… guai a modificarmi però… devono andare avanti un poco di questa gentaglia… E’ venuto Ciccio Pace: “se un testa di minchia”... no, non sono un testa di minchia. Io ho una linea di… siccome la buon’anima di mio padre mi ha dato una linee di guida perfette. Mi hai capito? E ne sono orgoglioso…”).

L'occasione per Minore dopo gli arresti dei Virga - E l’occasione per Mariano Minore è arrivata dopo l’arresto dei fratelli Pietro e Francesco Virga, avvenuta con l’operazione Scrigno e quando Pietro Bonanno ha fatto ritorno a Trapani, trovando in Minore la figura più rappresentativa ancora in stato di libertà nel contesto della “famiglia” mafiosa trapanese. Bonanno seppur ergastolano è riuscito a usufruire di permessi e una volta rientrato a Trapani ha ripreso i contatti con i mafiosi trapanesi e tra questi con Mariano Minore.

Minore frequenta l'ergastolano Bonanno ma è infastidito dal suo chiedere soldi - Tra Minore e Bonanno c’è una frequentazione continua, ma in una intercettazione Minore dice che è infastidito della continua ricerca di denaro da parte di Bonanno. Ecco cosa dice Minore a Santo Costa (63 anni di erice, e anche lui finito in carcere con l’operazione “Scialandro”), Minore: ... sì ma siccome lui sa cosa gli debbo dire… a me non mi può cercare… perché lui non può andare dalla povera gente a chiedere soldi… deve andare da chi era a servizio… perché arriva che una cambiale scade… tu può… io posso venire da te a dirti dammi i… mille lire?... anziché rivolgersi direttamente ai vertici (“la testa dell’acqua”) della “famiglia” mafiosa ( “... tu se hai i coglioni sotto… di quello che vuoi dimostrare… cioè… le tue capacità… devi andare alla testa di l’acqua…”).

Appartenza alla famiglia mafiosa - Secondo il gip che ha firmato l’ordinanza di arresto si tratta di un’affermazione di Minore che rileva la sua appartenenza, la sua intraneità alla “famiglia” mafiosa nel momento in cui questi si lamenta del mancato rispetto delle regole da parte di Bonanno, oltre che delle attività fatte da quest’ultimo senza alcuna autorizzazione

I rapporti con Giuseppe Maltese - Non solo i rapporti con Bonanno ma anche quelli con Giuseppe Maltese, 66 anni, valdericino, già condannato per essere stato membro della famiglia mafiosa di Valderice, confermano l’appartenenza di Mariano Minore a Cosa nostra trapanese. In una conversazione del 25 giugno 2020 Minore e Maltese discutono chiaramente delle strategie più opportune per la gestione delle estorsioni mafiose, criticando apertamente le decisioni di tollerare le estorsioni di piccola entità che erano particolarmente rischiose per le possibili denunce delle vittime, tanto nel settore edile anziché imporre la “messa a posto” in occasione dell’aggiudicazione di lavori di rilevante importo e l’imposizione di fornitori e sub-appaltatori ( Minore: “si hanno a due tre che girano… appena vedono quattro sacchi di cemento… cinquanta euro… … capisco, dice c’è un lavoro di cinque milioni di euro, sei milioni di euro…”; Maltese: “ma il discorso qual è, era una meschinata allora… … dico… tu, non hanno capito che tu con le imprese ci devi convivere e mungi sempre… perché ti fanno lavorare… ti fanno quello… qual è tutto sto coso… appena arriva, senza manco dire buongiorno minchia fuoco!... e ci lavori tranquillamente senza…”; Minore: “quello ha bisogno della pietra, quello ha bisogno della sabbia… quello ha bisogno del camion”), quanto nel settore ortofrutticolo ove era stato lasciato campo libero a Francesco Licari e a Gaetano Gigante, che anche in questo caso operavano estorsioni estemporanee anziché sottoporre i grossisti ad un unico periodico pagamento del pizzo, anche sotto forma di imposizione delle forniture.