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10/11/2023 06:00:00

La mafia sull'asse Palermo New York. I clan americani seguono le indicazioni di Cosa nostra 

Un legame mai interrotto, un asse criminale quello siculo-americano che nonostante gli arresti e il tempo che passa è rimasto intatto. Un collegamento diretto tra le famiglie di New York e quelle di Palermo che rimangono le stesse, con quest'ultime che riescono a dare indicazioni su come praticare le estorsioni e fare "affari". I nomi, infatti, sono quelli di tanti anni fa. Ci sono i Gambino, protagonisti dell'inchiesta Pizza Connection, ci sono i Rappa e i Badalamenti. 

Il blitz di polizia e Fbi contro le famiglie mafiose in Italia e negli Stati Uniti. Sono 17 le persone fermate tra Palermo e New York nei confronti di 17 persone ( 7 in Sicilia e 10 in America) ritenute appartenenti o legate ad una storica famiglia palermitana. Sono accusati di associazione mafiosa, estorsione, turbativa d’asta, cospirazione e incendi aggravati dal metodo mafioso. 

I Gambino - La famiglia mafiosa newyorkese dei Gambino, protagonista dell'inchiesta Pizza Connection condotta da Giovanni Falcone negli anni '80, torna al centro di un'indagine congiunta dello Sco e dell'Fbi. Dda di Palermo in collaborazione con le forze di polizia americane e italiane, hanno riscontrato che lo stretto rapporto che continua a legare le due organizzazioni criminali. I malavitosi americani da quelli siciliani hanno imparato il metodo: chiedere somme ragionevoli per non inimicarsi le vittime. Una strategia che il racket del pizzo mafioso in Italia attua da tempo e che ora, su consiglio di un vecchio capomafia di Partinico, adottano anche oltreoceano. I "cugini" americani continuano a fare affari con gli affiliati siciliani, in particolare con vecchi boss dei clan palermitani di Torretta, Partinico, Borgetto. 

Le indagini, le estorsioni dei Gambino - Dai particolari emersi nell'inchiesta, è stato accertato che, in vecchie estorsioni commesse a danno di ristoratori di origini siciliane da anni a New York, Cosa nostra siciliana avrebbe aiutato i clan americani a incassare facendo pressioni sui familiari delle vittime che vivono ancora in Sicilia. Decine, infine, i taglieggiamenti a imprese edili della Grande Mela commessi dai Gambino e scoperti Dall'Fbi. 

Francesco (Ciccio) Rappa, lo storico capomafia di Borgetto - Già a partire dagli anni '70 Francesco Rappa, detto Ciccio, storico capomafia di Borgetto condannato definitivamente per tre volte per associazione mafiosa, era organicamente inserito nei colossali traffici di droga di Cosa nostra tra la Sicilia e gli Stati Uniti e fu arrestato negli USA dopo essere stato trovato con ottantuno chili di eroina nascosti nell'auto con cui era sbarcato dalla nave che lo aveva portato a New York. Uscito di galera dopo tre condanne, Rappa ha riassunto la propria influente posizione all’interno del clan ricollocandosi al vertice della famiglia mafiosa di Borgetto, continuando a mantenere rapporti con esponenti mafiosi come i Gambino di New York, dove attualmente risiede il figlio, Gabriele, ritenuto dalle autorità statunitensi affiliato alla cosca mafiosa criminale di oltreoceano. Ed è proprio grazie al figlio, che Rappa ha continuato a svolgere - scrivono i pm - il ruolo di «privilegiato ed autorevole interlocutore degli affiliati del sodalizio mafioso attivo negli USA, perpetuando, così, la sua delicatissima funzione di collegamento tra la consorteria mafiosa siciliana e quella statunitense».

La droga, Greco, Badalamenti e la vecchia Pizza Connection - Non sono più i tempi d’oro della Pizza Connection ma il traffico di droga, che negli anni '70 e '80 ha reso ricche le famiglie mafiose americane e siciliane, continua a legare le cosche dei due continenti. L'inchiesta accertò l’esistenza di un traffico di stupefacenti tra l’Italia e gli Stati Uniti d’America gestito per Cosa nostra dai boss Leonardo Greco e Gaetano Badalamenti. I clan siciliani, insieme a trafficanti turchi che procuravano e raffinavano lo stupefacente, gestivano anche il riciclaggio dei proventi illeciti tramite colletti bianchi in Svizzera che facevano capo alle famiglie Cuntrera e Caruana.

Il capo dello SCO Vincenzo Nicolì: "un asse forte tra Palermo New York"  - «Cosa nostra della provincia di Palermo interagisce con quella newyorkese e questa collaborazione si sostanzia in atti criminali che attengono a profili organizzativi, estorsivi e di controllo del territorio: Si tratta di un asse che si è andato adeguando al passare del tempo». Così spiega Vincenzo Nicolì, capo dello Sco della polizia di Stato, durante la conferenza stampa, sull'operazione antimafia. Secondo il capo dello Sco, Cosa nostra palermitana «è ancora in grado di fornire dettami organizzativi alla sua propaggine americana su come condurre le attività, in particolare quelle estorsive: limitare i guadagni pur di fare estorsione, anche abbassare le pretese pur di estorcere e controllare il territorio».

Il Questore Calvino: "Forte il peso di Palermo sulle famiglie americane" - «Il cuore di questa indagine è la conferma del peso di parti importanti della mafia palermitana e del ruolo che possono avere su situazioni di malaffare che riguardano compagini malavitose d’oltreoceano». Lo ha detto il questore di Palermo, Maurizio Vito Calvino. «La storica e consolidata sinergia fra le forze di polizia italiane, l’Fbi e la Procura distrettuale di Palermo - ha ribadito Calvino - ha consentito di svelare questi consolidati e riattualizzati fenomeni di collaborazione».

Presidente commissione Antimafia Chiara Colosimo - "Questa operazione rappresenta l'ennesima dimostrazione di quanto sia pericolosa e ramificata la rete di legami dei clan siciliani con le famiglie mafiose americane. La collaborazione tra gli inquirenti italiani e quelli americani ha portato alla luce una serie di collegamenti che vedono al centro dell'azione mafiosa lo spaccio di stupefacenti e le estorsioni, un quadro complesso e preoccupante che, come dimostrano queste arresti, non conosce confini. Sono da sempre convinta che un fenomeno globale come la mafia abbia bisogno di una risposta globale e le brillanti indagini di oggi, condotte in piena sinergia dallo Sco e dall'Fbi, ne sono la conferma", le parole del presidente commissione Antimafia, Chiara Colosimo.