“Calamaio” e pennelli insieme, uno strano ma indispensabile connubio per riscoprire il legame fra arte e cultura. È questo il filo conduttore di “Nugae, scatole magiche, frammenti d’arte”, titolo della mostra del maestro Enzo Tardia ospitata presso il laboratorio di restauro Ex Libris di Francesco Maria Rizzo in via XXX Gennaio, 21 a Trapani e che rimarrà aperta al pubblico fino al 20 dicembre.
La visione geometrica dell’artista siciliano trova espressione nelle diverse opere esposte che spaziano da quelle in legno dalle forme tassellate nello spazio in strutture ordinate, alle scatole magiche custodia di tele solcate da linee regolari ordinatamente ripetute in un gioco di rimando ipnotico alla realtà. Fino a diventare simmetrie dai vivaci colori da indossare in pregiati foulard o trasformarsi in frammenti d’arte come la serie di opere dei pennelli immersi nel vetro, metafora di una realtà al contrario dove i colori della vita non vengono disciolti da alcun solvente, piuttosto è la creatività ad avvolgere tutto con vivide sfumature cromatiche.
“Le “scatole magiche”, pyxides mirae, preziosi oggetti d’arte - scrive Alessandra Infranca, curatrice della mostra insieme con Martina Emanuela Palermo -, le tele solcate da un sottile ordito geometrico, i legni che amabilmente colloquiano con lo spazio intimo e raccolto che li ospita, sono l’espressione più vera di quella sensibilità interiore per cui tramite arriva alla rappresentazione senza oggetti, svincolando il più possibile l’espressione artistica, svincolando il più possibile l’espressione artistica da ogni superstite elemento “narrativo” che possa in qualche modo rapportarsi alla realtà fenomenica”.
“Nugae”, tradotto dal latino significa “inezie”, “cose da poco” e anche se il significato di questo termine potrebbe far pensare il contrario, queste opere, in realtà, inezie non sono. Dietro l’apparente immediatezza di queste forme d’arte, si cela un accurato lavoro di labor limae e una solida doctrina. “Qual è dunque la natura del realismo di Tardia? – sono le parole di Martina Emanuela Palermo -. Non certo narrativa piuttosto oggettiva. Il senso di questi elementi non è tentare di raccontare la storia della creazione della tela ma di costituire un “quadro” bilanciato da un sistema compositivo apparentemente casuale ma sintomatico di un’oculata scientificità nella disposizione del materiale da lavoro”.
“Calamaio” e pennelli alla base della scelta di “Nugae” come titolo della mostra, parola che storicamente fa riferimento ai famosi carmi catulliani, come “Odi et amo”. Versi immortalati con la pomice sulla pergamena, primordiale libro antico che oggi idealmente trova casa in “Ex libris” di Francesco Maria Rizzo, sede della mostra. Dal torchio, alle macchine da scrivere all’inchiostro naturale prodotto artigianalmente, tutto racconta arte e cultura. Così, andare a vedere la mostra “Nugae, scatole magiche, frammenti d’arte” diventa una esperienza umana e cognitiva grazie all’incontro con il maestro Trdia insieme con Maria Rizzo.
Anna Restivo