Quando si pensa alla violenza di genere, il pensiero corre subito ad immagini di donne picchiate da mariti e compagni, uccise dai fidanzati, o, ancora, segregate a casa, seguite da ex gelosi. La casistica, purtroppo, è varia. Ma la violenza assume diverse forme, alcune delle quali difficili da decifrare.
E' il caso di una donna di Marsala, che ha voluto raccontare la sua storia alla redazione di Tp24. La chiameremo S. E' una donna adulta, non più giovane, che ama la vita, che ha una famiglia, ed è anche una rete di relazioni sociali.
Adesso, vicina alla soglia dei sessanta anni, non può quasi uscire più di casa. Una vita rovinata. "Tutto comincia qualche anno fa - racconta - quando noto che, intorno a me, quando esco, vado a fare compere o passo una serata fuori, vengo fermata da diverse persone. A volte conoscenti, a volte sono persone che neanche so chi siano". Queste persone cominciano a fare alla donna degli ammiccamenti pesanti, qualche apprezzamento volgare. Insomma, laprendono per una poco di buono.
"Sono episodi che all'inizio considero gesti di cafonaggine delle persone, poi però mi insospettisco". Anche perchè, le persone cominciano a contattarla anche su Facebook. Profili a lei sconosciuti che le fanno avance.
S. ha dunque il coraggio di chiedere in giro, cosa si dice sul suo conto e fa una scoperta amara e disturbante: qualcuno l'ha iscritta, a sua insaputa, ad un noto sito di incontri, dove si organizzano scambi di coppia. Il suo avatar, oltre a pubblicare foto dove è facilmente riconoscibile, si intrattiene in conversazioni e chat intime con altri uomini.
S. inizia a stare male, non può più uscire di casa. Le amiche la allontanano, sono troppo insistenti le voci sul fatto che lei sia una "poco di buono". Sui social ha dovuto quasi scomparire, dopo essere stata costretta a bloccare diversi soggetti che la contattavano, nonostante lei cercasse di spiegare che non c'entrava nulla.
Nel 2023, una svolta. Riceve una chiamata da un numero sconsociuto, al telefono. E' sempre un disturbatore, che propone un incontro. L'uomo dice di essere stato messo in contatto con lei da un altro uomo, che S. però conosce. Un uomo che conosce di vista, e che scopre, dopo una serie di indagini personali, essere il filo comune a tutti gli episodi.
Si tratta di un marsalese, che, pur non frequentadola si era talmente invaghito di lei da pensare di rovinarne in qualche modo l'esistenza. E' stato lui, ne ha la certezza, a creare un profilo falso sui siti per incontri occasionali, a recuperare ed inserire le sue foto, a gestire a nome suo i contatti.
Adesso l'uomo è stato denunciato. S, tramite il suo legale, ha presentato una dettagliata querela in Procura. Ma che cosa denunciare? Stalking? Propriamente non è. Sostituzione di persona? Qui siamo ben oltre, è qualcosa che viola l'intimità e la libertà di una donna. Ricorrere alle norme del cosiddetto "codice rosso?" Ma si tratta di una forma di violenza subdola, che non rientra, strettamente, in quei casi.
La donna attende che la Procura di Marsala svolga le sue indagini e tragga le dovute conclusioni. Nel frattempo, però, racconta la sua storia, pur in anonimato, per denunciare quante forme di violenza, in tutti i sensi, esistano oggi, e come sia difficile, a volte riconoscerle e punirle. E come sia facile, rovinare la vita ad una persona per bene.