Può la sottocultura mafiosa essere utilizzata per vendere dei prodotti, a danno dell'immagine della Sicilia e dell'Italia? Se lo chiedono in tanti, dopo aver visto la nuova salsa del colosso "Heinz", che si chiama "Il padrino", e prende il nome proprio dal famoso film di Coppola.
In occasione dei 50 anni della saga de Il Padrino, infatti, Heinz ha avviato con Paramount una collaborazione per lanciare la salsa “che non si può rifiutare”. La ricetta è esattamente quella del ragù che Clemenza spiega a Michele Corleone con mirabile competenza culinaria nel primo film della serie.
La scelta fa riflettere. Da un lato è la citazione di uno dei film più famosi, e più belli, della storia del cinema. Dall'altro lato, però, siamo sempre di fronte al fenomeno del "mafia marketing" con milioni di euro di giro d’affari generati da imprese che strizzano l’occhio ai cliché della criminalità organizzata danneggiando l’immagine dell’Italia e del made in Italy. Basti pensare che in tutto il mondo ci sono almeno 300 ristoranti che si richiamano alla mafia nel nome.
Così come ci sono tanti prodotti alimentari hanno nomi che si ispirano alla mafia.
Un business milionario, che banalizza un fenomeno che ha portato dolore e lutti lungo tutto il Paese.
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