Un vasto sistema corruttivo legato agli appalti per il dissesto idrogeologico in Sicilia è stato sgominato dalla Guardia di Finanza di Messina. Tre persone sono state raggiunte da ordinanza di custodia cautelare: due ai domiciliari e una con misura interdittiva della capacità di contrarre con la pubblica amministrazione.
Tra i nomi spicca quello di Maurizio Croce, ex candidato a sindaco di Messina con il centrodestra e già commissario per il dissesto idrogeologico. Croce, in passato assessore di Crocetta e uomo di Musumeci, ricopriva la carica di commissario al momento dello scoppio dello scandalo.
L'operazione ha portato al sequestro di beni per un valore di oltre 230.000 euro e ha svelato un giro di mazzette, regali e lavori edili gratuiti in cambio di favori negli appalti.
Il presidente della Regione Siciliana, Nello Schifani, ha espresso fiducia nella magistratura e ha annunciato che la struttura commissariale per il dissesto idrogeologico continuerà ad operare.
L'inchiesta è partita da un controllo al cantiere di un progetto di riqualificazione del torrente Catarratti-Bisconte a Messina. Le indagini hanno portato alla luce un sistema corruttivo che coinvolgeva funzionari pubblici, imprenditori e il vertice della struttura commissariale.
L'imprenditore avrebbe effettuato lavori edili gratuiti presso le abitazioni di funzionari pubblici e avrebbe pagato le tasse universitarie per un dirigente della struttura commissariale. In cambio, avrebbe ottenuto una gestione più favorevole degli appalti e si sarebbe garantito future commesse pubbliche.
L'ex commissario Croce avrebbe ricevuto circa 60.000 euro in finanziamenti illeciti per la sua campagna elettorale. I soldi sarebbero stati fatti arrivare tramite un intermediario e provenivano da fatture per operazioni inesistenti relative agli appalti.
Il rappresentante dell'impresa affidataria dell'appalto avrebbe regalato un Rolex Daytona da 20.000 euro a un intermediario e avrebbe ristrutturato un negozio di abbigliamento a Messina, su richiesta del commissario Croce.
Le indagini hanno anche portato alla luce due tentate truffe: una riguardava la posa di 291 pali in meno rispetto al progetto per ottenere un indebito rimborso di oltre 1.200.000 euro; l'altra prevedeva lo smaltimento fittizio di rifiuti provenienti da un altro cantiere.
L'operazione della Guardia di Finanza ha smantellato un sistema corruttivo che danneggiava la Sicilia e ostacolava la realizzazione di importanti opere pubbliche. La magistratura farà il suo corso, mentre la Regione dovrà lavorare per garantire la trasparenza e l'efficienza nella gestione degli appalti.