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26/03/2024 06:00:00

Non solo Ponte sullo Stretto. Le altre grandi opere siciliane

Il Ponte. La “grande opera” per eccellenza. Ma in Sicilia non è l’unica. Anzi, le vere grandi opere che i siciliani aspettano, più del ponte, sono altre. Sono le autostrade, le ferrovie, le tangenziali. Progetti in cantiere, o meglio, che il Ministero ha messo nero su bianco. E che trasformeranno la Sicilia in un grande cantiere. Sempre se la politica riuscirà a fare bene i conti.

Intanto si parla di 28 miliardi di euro per strade e ferrovie in Sicilia. 

Secondo il Ministero, a parte il progetto per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, in Sicilia sono previsti 15 miliardi di investimenti sulla mobilità stradale «con particolare attenzione alle strade statali di collegamento, alle tangenziali di Palermo, Agrigento, Catania e ai lavori dell’autostrada Siracusa-Gela». Per quanto riguarda invece lo sviluppo della rete ferroviaria, gli investimenti programmati raggiungono i 13 miliardi di euro destinati – tra gli altri – alla realizzazione dell’alta capacità Palermo-Messina-Catania, al ripristino ed elettrificazione della linea Palermo-Trapani oltre ai collegamenti con gli aeroporti di Trapani e Fontanarossa.


Sono progetti che dovrebbero aiutare a ridurre il gap con altre regioni italiane, e non si parla di regioni del Nord. Secondo un’indagine di Unioncamere Sicilia, presentata il 1° febbraio scorso, l’Isola è al di sotto della media nazionale e del Sud a proposito di mobilità sostenibile e nuove infrastrutture. La qualità delle infrastrutture siciliane ha un indice pari a 81,2, inferiore alla media nazionale e a quella del Sud Italia che sono entrambi 83. L’Isola viene superata da Campania, Puglia e Abruzzo. Dei progetti citati alcuni sono già in corso, almeno nei lavori propedeutici, per altri bisogna attendere ancora un po’. E come spesso accade in Sicilia il “po’” è molto variabile. Ma il colosso industriale Webuild, a cui sono stati commissionati lavori per miliardi di euro, è ottimista nel descrivere i progetti su cui lavora e parla di “grande occasione” per 5 milioni di siciliani.
Ad agosto, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha messo nero su bianco l’ammontare complessivo degli investimenti previsti da qui ai prossimi anni per sviluppare la mobilità della regione. Appunto, 28 miliardi di euro.
A partire dalla capacità ferroviaria. Sempre per Unioncamere Sicilia le imprese hanno indicato alcune priorità, tra queste il completamento dell’alta capacità ferroviaria Palermo-Catania e Catania-Messina, l’itinerario Palermo-Agrigento, la velocizzazione della Catania-Siracusa e il collegamento del porto di Palermo con le autostrade. Progetti commissionati dal Gruppo Fs. 

 


I progetti di Webuild, portati avanti in consorzio con partner, vanno dalla realizzazione della Palermo-Messina-Catania (223 km di lunghezza con sette tratte) al nuovo corridoio autostradale che collegherà Ragusa con Catania.
Si parla di 1700 posti di lavori nei cantieri siciliani nei prossimi anni, compreso l’indotto.
La ferrovia Palermo Catania e la Messina Catania dovrebbero consentire di spostare merci più velocemente. Il tutto nell’ottica di avere dei collegamenti adeguati, se un giorno dovesse esserci il Ponte. Oltre alle infrastrutture il Gruppo Webuild ha inaugurato a novembre, a Belpasso, Roboplant, la prima fabbrica per la produzione di conci interamente automatizzata.


La fabbrica è stata costruita da Webuild in consorzio con Pizzarotti e con il Politecnico di Milano, e assicura la realizzazione del 70% di tutte le operazioni in modo automatizzato con l’ausilio di robot e macchinari dove il compito dell’uomo è verificare il rispetto dell’iter prestabilito. Prima nel suo genere in Italia, la fabbrica sarà in grado di produrre un concio ogni 4 minuti aumentando la produttività del 250%.
Un’innovazione che parte dalla Sicilia e si allarga al resto dell’Italia. Oltre all’impianto di Belpasso, Webuild ne realizzerà altri tre di cui un altro in Sicilia, a Dittaino vicino Enna.

Nei progetti del colosso c’è anche l’elettrificazione della ferrovia Palermo Trapani via Milo. Una tratta ferma da 13 anni, con una parte della Sicilia tagliata fuori dai collegamenti ferroviari.

In tutto ciò si balla ancora sul ponte. Il progetto da 13 miliardi di euro, è finanziato dalla Regione Siciliana per 1,3 miliardi di euro. Soldi che sono stati tolti dal Fsc, il fondo che permette di investire proprio sulle infrastrutture interne. Fondi che per il governo regionale non ci sono problemi a trovare nuovamente.
Ma sul ponte, nel frattempo, incombono un’inchiesta della procura di Roma e polemiche a non finire. L’ultima sull’assenza dei test su terremoti e venti.
I tempi di realizzazione per il ponte, così, appaiono lunghi e incerti. La speranza è che non sia lo stesso per le altre grandi opere.