La stretta al Superbonus ha sollevato un vespaio di polemiche. Protestano tutti. Oltre alle opposizioni sono scesi in campo le associazioni dei disabili, i cittadini e i sindaci terremotati, le imprese edilizie e i professionisti impegnati nei lavori.
Ma non solo. Contro Giorgetti c’è la stessa maggioranza. Forza Italia ha preso le distanze dal decreto e chiesto al ministro dell’Economia modifiche per migliorarlo. Fdi e Lega temono per le zone colpite dal sisma del 2016.
Il Mef propone di tutelare solo le prime case entro una soglia di reddito, Fdi, Fi e Lega spingono per aumentare il contributo a tutti i lavori. Per loro il rischio è che la toppa crei più danni del buco. Ma il buco è di altri 30 miliardi.
Giorgetti s’è detto pronto al confronto ma tra due settimane deve presentare il Def. Pare che il Ragioniere dello Stato Biagio Mazzotta stia per essere silurato. Sarebbe stato lui a sottovalutare per l’ennesima volta gli extracosti dei bonus edilizi.
Scrive il quotidiano Domani:
Poco più di un anno fa sembrava finalmente scoppiata la bolla del Superbonus: il governo aveva approvato un decreto che stabiliva il blocco della cessione dei crediti per i lavori non ancora avviati. Tutti immaginavano che nei mesi successivi la bolla si sarebbe sgonfiata.
A inizio marzo con la pubblicazione del consuntivo di contabilità nazionale dell’Istat abbiamo scoperto che la nuova spesa generata nel 2023 (circa 75 miliardi) avrebbe superato la somma di quelle del 2021 e 2022 (72 miliardi) portando a un totale che ormai si avvicina a quello del Pnrr e, anzi, lo supera se si tiene conto degli altri bonus edilizi erogati negli stessi anni (almeno altri 50 miliardi). Non c’è dubbio che si tratta della più grande assurdità nella storia della finanza pubblica dell’Italia repubblicana.
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L’incapacità di prevedere la spesa sta mettendo seriamente a rischio la tenuta dei conti. Nel consuntivo Istat di marzo, il disavanzo 2023 è maggiore per due punti di Pil rispetto alle previsioni della Nota di aggiornamento di fine settembre: uno scostamento inaudito. Di circa 40 miliardi, in gran parte dovuti a un errore di previsione sulla spesa per il Superbonus nell’ultimo trimestre del 2023.
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Occorre costruire il prima possibile un nuovo sistema di controllo, abbandonando lo strumento dei crediti di imposta e passando a erogazione diretta di spesa con un tetto annuale alle erogazioni. Limitare la generosità dei sussidi, con una selettività rispetto al reddito dei beneficiari. Verificare l’effettività dei risparmi energetici presunti, oggi basati solo sulle dichiarazioni dei singoli professionisti senza alcun controllo sul campo, neanche a campione.