Un terremoto giudiziario scuote il capoluogo siciliano: l'ex consigliere comunale di Fratelli d'Italia, Mimmo Russo, soprannominato "Re Mida" per la sua abilità nel gestire cooperative sociali, è stato arrestato con l'accusa di "essere stato costantemente a disposizione di Cosa nostra".
L'inchiesta, condotta dai carabinieri del nucleo Investigativo e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia, ha portato alla luce un inquietante scenario di scambio elettorale politico mafioso, corruzione, traffico di influenze illecite e persino estorsione.
Le accuse:
Oltre all'ex consigliere, sono stati arrestati anche Gregorio Marchese, figlio di un storico capomafia palermitano, accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso, e Achille Andò, faccendiere massone, accusato di corruzione.
L'inchiesta ha disvelato un sistema di potere consolidato nel tempo, in cui Russo si avvaleva di Cosa nostra per ottenere voti e favori, in cambio di tangenti e posti di lavoro. Un sistema che ha mortificato la democrazia e alimentato la corruzione a Palermo.
Le reazioni:
La notizia dell'arresto di Russo ha scosso il panorama politico siciliano. Fratelli d'Italia ha immediatamente preso le distanze, definendo l'accaduto "un fatto gravissimo". La Procura di Palermo, guidata da Maurizio de Lucia, ha sottolineato l'importanza di questa operazione per contrastare la mafia e la sua infiltrazione nelle istituzioni.
Un duro colpo alla mafia:
L'arresto di "Re Mida" rappresenta un duro colpo alla mafia e al sistema di voto di scambio che la alimenta. Un segnale forte che la città di Palermo non è più disposta a piegarsi al potere criminale.
La ricerca spasmodica di voti:
Le indagini hanno messo in luce la "ricerca spasmodica di pacchetti di voti" da parte di Russo, che intratteneva rapporti con esponenti mafiosi di diverse famiglie. Un modus operandi che ha compromesso la libertà del voto e la trasparenza delle elezioni.