Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
10/04/2024 07:00:00

Maxi truffa all'Inps, la procura di Marsala chiede il rinvio a giudizio di cinque indagati

 Sono cinque le richieste di rinvio a giudizio avanzate dalla Procura della Repubblica di Marsala per i presunti autori di maxi-truffa all’Inps attuata attraverso indennità di disoccupazione secondo l’accusa non dovute. Truffa che nell’arco di sei anni (dal 2012 al 2018) avrebbe procurato all’ente di assistenza e previdenza un danno di oltre 638 mila euro: somme erogate a titolo di indennità di disoccupazione sulla base di assunzioni, secondo l’accusa “fittizie”, di oltre duecento lavoratori, in buona parte tunisini.

Molti dei quali residenti a Mazara del Vallo, che sarebbe l’epicentro della truffa, altri a Marsala, Petrosino, Campobello di Mazara, Ribera, Sciacca e anche in centri del nord Italia. L’indagine è stata condotta dai carabinieri. Il rinvio a giudizio è stato chiesto per Sergio Agnello, di 46 anni, Nicolò Passalacqua, di 53, Salvatore Asaro, di 63, Francesco Di Pietra, di 53, tutti di Mazara del Vallo, e Mehdi Ammari, di 45, di Campobello di Mazara. Sono rispettivamente difesi dagli avvocati Francesco Vinci, Stefano Pellegrino, Giuseppe Tumbiolo, Gianni Caracci e Salvatore Tortorici.

Tra i cinque imputati, un ruolo centrale avrebbe avuto Di Pietra, consulente, originario di Castelvetrano, al quale nel novembre 2020 venne sequestrato lo studio professionale. Agnello, Passalacqua e Asaro erano titolari di aziende sulla carta operanti nei settori edile, metalmeccanico e agricolo che venivano usate per le assunzioni fittizie necessarie per incassare le indennità di disoccupazione. Passalacqua sarebbe stato, in particolare, “promotore, costitutore e organizzatore del sistema di truffe”. Il tunisino Mehdi Ammari avrebbe avuto il compito di procacciatore di lavoratori da assumere sulla carta. Le accuse a vario titolo contestate sono la truffa in concorso e il falso ideologico. Nel novembre 2020, ai cinque furono sequestrati beni per circa un milione di euro. Gli investigatori (carabinieri del Comando provinciale di Trapani e del Comando per la Tutela del Lavoro–Nucleo Ispettorato del Lavoro) hanno accertato che gli indagati, utilizzando ditte operanti solo “su carta”, avevano fittiziamente assunto 241 persone, in gran parte di provenienza nordafricana in prossimità della scadenza del permesso di soggiorno. 

I finti lavoratori (194 gli indagati), a loro volta, secondo l’accusa, si impegnavano a versare ai titolari delle ditte la metà delle indennità percepite dopo il licenziamento da un lavoro che non avrebbero mai svolto. La prima udienza preliminare davanti al gup per decidere sulle cinque richieste di rinvio a giudizio (firmata dal procuratore capo Fernando Asaro) è stata fissata per il prossimo 13 giugno.