C'è un uomo che avrebbe avuto un ruolo centrale nell'operazione di riciclo del denaro della mafia emersa nell'inchiesta che oggi ha portato all'arresto di 11 persone tra esponenti mafiosi e "colletti bianchi" tra Palermo e Salemi.
Quest'uomo è Giuseppe Burrafato, palermitano, indagato ma non raggiunto da misure cautelari.
Per gli investigatori però è lui la mente finanziaria che avrebbe consentito a Salvatore e Andre Angelo di ripulire milioni di euro. Burrafato, da quallo che emerge dalle indagini, era consapevole di stare trattando con "gente che conta in ambito mafioso", come emerge da una conversazione con Salvatore Angelo.
Angelo lo invitava a fare attenzione perché dietro di lui c'erano "persone che hanno i nomi sulle spalle". Burrafato stesso confermava di avere a che fare con persone pronte a rischiare, sottolineando le conseguenze di un arresto per chi ha investito ingenti somme: "I picciotti quando li arrestano e stanno mesi là dentro e gli saltano milioni e milioni di euro di travagghi che hanno fatto, cu l’ava a chianciri sti cose?… chi si deve assumere la responsabilità?… cioè ci sono degli arresti, eventualmente possono esserci dei mandati di cattura senza che guadagno niente… tutte queste telefonate fare e dire…”.
La consapevolezza del pericolo era evidente. Nel marzo 2020, quando Burrafato scoprì un localizzatore satellitare nella sua auto dopo un incontro con Michele Mondino, un altro degli arrestati, Andrea Angelo lo tranquillizzava assicurando che Mondino "non è uno che ha precedenti per mafia".
Le intercettazioni rivelano anche il clima in cui viveva Burrafato. La moglie, preoccupata per la sua sicurezza, gli chiedeva: "… ma vai in carcere? Ti uccidono?". Burrafato la rassicurava raccontando che Angelo gli aveva promesso protezione: "… non ti preoccupare, si mette davanti lui e poi mi ha detto: a te non ti tocca nessuno perché ce la sbrighiamo io e mio padre".